“Dicono così ma non è vero”. Il titolo che Pippo Civati ha scelto per un post sul suo blog in merito all’articolo 18 (“Dicono che riguarda una minoranza dei lavoratori, e non è vero, riguarda la maggioranza…”), si adatta perfettamente anche a lui, si mormora a Largo del Nazareno.
Da mesi il giovane brianzolo che sfidò Renzi alle primarie non fa che esprimere la sua insoddisfazione per le decisioni prese dal suo ex compagno di Leopolda, nonché attuale segretario del Pd a larghissima maggioranza, e presidente del Consiglio. Lo accusa di essere di destra, mugugna sulle riforme costituzionali con Berlusconi e Verdini, critica la riforma della Giustizia, quella del Senato, quella del Lavoro ma soprattutto evoca allontanamenti e scissioni.
Lo ha fatto anche ieri alla Direzione Pd. “Il rischio scissione è reale”, ha fatto sapere con un po’ di suspense alla vigilia dell’evento. “Questa potrebbe essere la mia ultima direzione”, ha rincarato la dose, varcando la soglia di Largo del Nazareno assiepata dai cronisti.
La motivazione con cui ha detto no alla relazione del segretario è nettissima:
“Non apprezzando la relazione del segretario, non condividendo i toni e le modalità di una discussione condotta per una settimana sui media con toni da destra (e da destra non a caso apprezzatissimi), segnalando che si tratta di una mediazione parziale e tardiva (e un mezzo cambiaverso sull’articolo 18 molto pasticciato), che non vi è nessuna chiarezza sui testi normativi, nessuna definizione circa la riduzione reale dei contratti, nessun impegno sulle cose di cui la legge delega non parla, nessuna lettura degli emendamenti proposti da 40 senatori, nessun chiarimento sui rilievi di costituzionalità avanzati, nessun cenno alla questione della formazione posta in molti interventi, nessuna precisione nell’indicare le coperture nella legge di stabilità che forse è la cosa più importante.
Mi sembrano motivi sufficienti per votare no”.
Il punto però è l’azione successiva a queste parole. Il forte messaggio con cui Civati esprime la sua insofferenza ai metodi renziani si tradurrebbe in fatti altrettanto forti, che tra l’altro lui evoca, ma che alla fine non arrivano mai. E’ comprensibile che lasciare il Pd rappresenti per Civati una decisione sofferta, non voluta e che richiede un lungo tempo di riflessione. Risulta meno comprensibile però la sua permanenza in un partito di cui non condivide così sonoramente né la linea né la leadership.
Ben vengano il confronto interno e il dissenso, ma i suoi continui ultimatum alla fine portano a prenderlo meno sul serio, come si nota nelle reazioni sui social network, e ricordano quel Nanni Moretti di Ecce bombo nella celebre scena “Mi si nota di più se…”
L’intervento di Pippo Civati in Direzione Pd:
La celebre scena tratta da Ecce bombo di Nanni Moretti: