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Quando costano all’Italia le crisi geopolitiche. Report Sace

Una perdita di 36,6 miliardi di euro per l’Italia tra il 2011 e il 2013. E’ questo il costo dell’instabilità politica che ha inciso sull’export italiano. Ma si aprono nuove possibilità se le imprese italiane sapranno riconoscere i mercati giusti in cui investire.

Ecco numeri e scenari del Country Risk Map SACE, lo studio che calcola i costi dell’instabilità geopolitica globale per l’economia italiana (2011-2013) e stima il potenziale di nuovo export italiano per il 2014-2016.

RISCHIO GLOBALE IN CRESCITA

Anche se il rischio di credito globale (ossia il rischio di mancato pagamento) è cresciuto solo di tre punti negli ultimi quattro anni, sono le differenze da Paese a Paese ad essere molto marcate. Una crescita del rischio di 10 punti nei paesi avanzati si accompagna a un +6 punti per Medio Oriente e Nord Africa a cui lo studio Sace suggerisce di far fronte con una “particolare selettività da parte delle imprese nell’approccio ai mercati, oltre all’adozione di strumenti adeguati per proteggersi dai rischi e massimizzare le opportunità”.

LA CLASSIFICA DEL RISCHIO

È possibile suddividere i paesi in gruppi di rischio, si legge nello studio SACE, in riferimento all’instabilità politica più o meno costante negli anni relativi allo studio. Così Argentina, Bielorussia, Iran, Iraq, Pakistan, Ucraina, Ungheria, Uzbekistan e Venezuela sono caratterizzati da “rischi persistentemente elevati”, mentre si parla di “rischi medio-alti ma in crescita negli ultimi quattro anni” per Egitto, Grecia, Libia, Russia, Siria e Tunisia. Da questo derivano i 36,6 miliardi di mancato export per l’Italia – continua il report della società – derivanti da crisi geopolitiche (17 miliardi), crisi economiche (11 miliardi) e 8 miliardi dalla crisi russa.

NUOVE POSSIBILITÀ

A migliorare i profili di rischio sono, invece, i così detti Paesi emergenti, come Brasile, Cina, India, Malaysia, Messico, Polonia, Sudafrica e Perù, che presentano meriti creditizi stabilmente positivi o medi, e paesi in progressivo miglioramento, come Algeria, Colombia, Filippine, Indonesia, Kenya, Marocco e Turchia. Sono questi i mercati su cui l’export italiano dovrebbe concentrarsi nei prossimi due anni – suggerisce SACE – stimando un business di 38,5 miliardi. Se le imprese italiane saranno in grado di difendere e rafforzare il proprio posizionamento da una parte, e approcciare in modo adeguato e informato nei nuovi scenari (come Colombia, Filippine e Kenya) dall’altro, le possibilità di crescita per l’economia italiana complessiva saranno concrete, grazie al traino dell’export.



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