A detta della Commissione europea l’Agenda digitale nel nostro Paese non è stata completata, né adottata, e la scadenza del 2020 non è poi così lontana.
SPERANZE E OBIETTIVI
Il rispetto degli obiettivi imporrebbe una banda larga 30 Mbps sul 100% del territorio nazionale e Internet superveloce, a 100 Mbps, per il 50% delle abitazioni. Ma sperare in una copertura totale con gli attuali mezzi potrebbe rivelarsi un’illusione: “Con le attuali risorse, non potremmo garantire la banda larga e ultralarga, sulla base degli impegni che l’Italia ha preso con l’Unione europea”, ha spiegato al sito Pagina99 Alessandra Poggiani, da luglio direttore dell’Agenzia digitale.
Secondo un rapporto dell’Agid in assenza di una inversione di tendenza la banda larga potrà essere garantita al 70%. Senza contare il ritardo nell’attuazione dei punti in agenda messo in risalto dal rapporto “Monitoraggio della Agenda digitale italiana” della Camera dei deputati del 5 marzo che parla di 17 provvedimenti adottati sui 55 previsti.
L’INVITO DI POGGIANI
Rompendo il silenzio sull’Agenda digitale, Poggiani ha dichiarato che l’Agid sta lavorando a una “nuova stesura, della strategia su cui sono stati fatti i rilievi della Commissione Europea che dovrà essere discussa con le Regioni. Su questa base speriamo ci sia una rimodulazione, delle risorse disponibili”.
Ma gli aspetti più importanti dell’intervista di Poggiani sono legati alle risorse necessarie per attuare la digitalizzazione del nostro paese: “Serve maggiore attenzione – sia da parte del governo, ma anche delle Regioni e quindi dalla Conferenza Stato-Regioni – sulla necessità di dedicare delle risorse alle infrastrutture di rete”, ha affermato Poggiani.
Ricordando le priorità in seno all’Agenda digitale, tra le quali spicca la banda larga e ultralarga e il sistema pubblico di connettività per l’identità digitale, Poggiani ha così sottolineato: “Senza strade e autostrade, è inutile che facciamo le ‘macchine’”.
LE CONTRADDIZIONI SULLA RETE
L’invito di Poggiani a investire nelle infrastrutture di Rete sembrerebbe smentire le recenti dichiarazioni del presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi che dal Forum Ambrosetti di Cernobbio ha rassicurato sulla capacità della rete di Telecom di gestire l’attuale domanda di mercato in termini di servizi a valore aggiunto.
Per Recchi dunque la rete italiana di Tlc è adeguata, semmai mancherebbe la domanda di banda importante nonostante i continui investimenti della compagnia. Come dire: non siamo più di tanto interessati a sviluppare la nuova rete in fibra ottica. A differenza degli sforzi e degli obiettivi della Cassa depositi e prestiti che si è alleata a questo fine con Metroweb e che da tempo incalza l’ex monopolista a non traccheggiare. “Sarebbe naturale un merger tra la rete di Telecom Italia e quella di Metroweb”, ha detto Bassanini.
LA RISPOSTA DI BASSANINI
Alle dichiarazioni di Recchi il presidente di Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, non ha resistito. E spostando la polemica su Twitter Bassanini ha replicato:
Giuseppe Recchi a Cernobbio:"rete TLC adeguata, in Italia manca la domanda!". Della serie: saremo il Paese dei mandolini e della pizza!
— Franco Bassanini (@FrancoBassanini) 6 Settembre 2014
L’interesse della Cassa depositi e prestiti a contribuire allo sviluppo dell’infrastruttura di tlc riaprendo i colloqui con Telecom italia era però già stato palesato in altre sedi: “Lo sviluppo della banda ultralarga, essenziale per la modernizzazione del paese, è da sempre nel nostro radar – ha spiegato Bassanini in un’intervista al sito Firstonline – . Non è un caso che attraverso il fondo strategico, Cdp detenga il 46% di Metroweb”.
Ma Cdp non prenderà alcuna iniziativa: “Non tocca a noi fare il primo passo”, ha detto Bassanini sottolineando che la riapertura dei colloqui “dipenderà dalla nuova proprietà e dal management di Telecom”.