Com’è nata Roma? Su quali sforzi sociali si è basata la creazione di un impero che avrebbe esteso oltremisura il suo potere nel mondo allora conosciuto? Quale il ruolo giocato dalle molte generazioni? Pochi giorni fa dagli schermi di Class Tv Massimo Fini e Magdi Allam hanno presentato il libro dell’ex senatore Giuseppe Valditara “L’immigrazione nell’antica Roma: una questione attuale“, ovvero una storia di apertura sociale e di integrazione. Roma ha caratterizzato la civiltà occidentale e non solo, ha dato vita al più grande impero di tutti i tempi. Roma nasce unendo popoli diversi, facendo sentire partecipi di un comune destino i nemici sconfitti, accogliendo il meglio di ogni altra civiltà, rifiutando sempre l’idea della discriminazione razziale.
Valditara, già senatore di An e del Pdl, è professore Ordinario di diritto romano e diritti dell’antichità all’Università di Torino, dopo essere stato preside dell’Università europea di Roma. Ha fondato nel 2013 l’associazione “Crescita e libertà”. Con l’autorizzazione dell’autore e dell’editore pubblichiamo il primo capitolo del volume:
Amava affermare Catone che il più grande impero di tutti i tempi, quello di Roma, venne costruito con lo sforzo di “molti”, per più generazioni, non dunque con l’ingegno di un solo uomo. Aggiungeremmo noi che fu costruito con il contributo non solo di “tanti”, ma anche di “diversi”. “Diversi”, con però una precisa caratteristica: la capacità di arricchire e di migliorare.
Roma ha svolto un ruolo decisivo nella formazione delle civiltà europee. Non solo ha variamente influenzato la lingua della gran parte delle popolazioni d’Europa, ma anche il diritto dell’intero continente e di altri continenti, ha tracciato le grandi vie di comunicazione, ha influenzato l’architettura e soprattutto ha dato all’Europa moderna alcuni valori di riferimento essenziali.
Quando Locke o Rousseau parlano, pur con diverse modalità, di origine contrattuale dello stato, hanno ben presente Cicerone. La cultura dell’autonomia trova le sue origini nella cultura romana del municipio. Il termine humanitas non esiste nelle lingue classiche, tranne che nel latino. L’idea di libertà come autogoverno, ma anche come valore cardine di una società, è derivata da Roma. Il termine persona, che non fa distinzioni di nascita e di sesso, è stato imposto nel linguaggio giuridico dai Romani e già per i Romani era un valore. E ancora: gli antichi riconoscevano ai Romani un tratto peculiare, tipico della loro identità culturale, il principio della buona fede; la peculiarità di questo tratto era ben chiara presso molte genti, già nel II sec. a.C., come testimonia persino l’Antico Testamento. Termini come equità e giustizia sono propriamente romani e da Roma hanno influenzato la cultura della gran parte dei popoli odierni. Persino l’idea di uguaglianza, aequalitas, era tipicamente romana, al di là della diffusione, come ovunque nel mondo antico, della schiavitù.
Insomma non esisterebbe la civiltà occidentale senza Roma. Ma come nasce Roma, su quali presupposti? A differenza di altri popoli antichi, i Romani hanno nel loro archetipo l’idea della unità nella diversità. Roma nasce dall’incontro di popoli e culture differenti. Le contaminazioni, contrariamente a quanto spesso superficialmente si afferma, non sono sempre necessariamente positive. Tremila anni prima di Cristo esisteva in Grecia una civiltà molto raffinata e pacifica, in cui la donna aveva un ruolo centrale nelle dinamiche sociali. L’arrivo dei Micenei prima e dei Dori poi determinarono un imbarbarimento e un temporaneo arretramento del livello di civiltà. La calata dei barbari nel mondo romanizzato aprì le porte ad un lungo inverno che fu l’alto medioevo. Quando popoli socialmente o culturalmente più arretrati invadono militarmente, attraverso guerre di conquista, o pacificamente, attraverso fenomeni migratori, comunità più evolute, vi è normalmente un arretramento delle condizioni generali di vita.
È vero che da queste contaminazioni si sono poi sviluppate civiltà ancora più grandi, come è successo proprio in Grecia e nell’Europa occidentale, ma, come è stato scritto, “sul lungo periodo siamo tutti morti”. Alle persone che vivono oggi interessa ciò che sarà nei prossimi anni o al massimo nei prossimi decenni, non come sarà il proprio Paese fra cento o duecento anni. La grandezza di Roma sta nell’aver saputo integrare e amalgamare popoli fra di loro molto diversi, traendo dalle commistioni influssi benefici. Con pragmatismo e concretezza.