Si rafforza il “matrimonio” tra Russia e Cina. Dopo l’accordo trentennale per la fornitura di gas e l’inaugurazione due giorni fa della prima pipeline alla presenza di Vladimir Putin, la Russia ha offerto a Pechino una quota delle attività minerarie di Rosneft: valore un miliardo di dollari.
L’OFFERTA
La Cina dovrebbe ricevere il 10% di Vankorneft, ma potrebbe essere solo il primo passo di una sinergia sostenuta da diversi contratti. Il blocco asiatico che si è cementato tra Mosca e Pechino punta anche a sostituire i petrodollari con i petrorubli?
GLI SCENARI
Se da un lato Rosneft ha rifiutato di commentare la notizia, secondo fonti cinesi la CNPC (di proprietà statale) ha ottenuto da Mosca il semaforo verde per l’operazione. Per cui Vanqor dovrebbe diventare una piattaforma logistica di risorse per le spedizioni di petrolio in Cina. Lo scorso anno proprio il colosso russo che è anche partner di Pirelli in Italia con una quota del 13%, ha siglato un contratto con CNPC per esportare oltre 360 milioni di tonnellate di gas in 25 anni (con 17 miliardi dollari di pre-pagamento).
CNPC
Avere un contratto con la Sinopec cinese per la fornitura di 100 milioni di tonnellate è un altro passo verso la costruzione di un asse geopolitico e strategico chiaro. Per Rosneft è utile disporre di un partner come CNPC, in vista della possibile estensione della cooperazione finanziaria. Per i cinesi è stato altrettanto significativo avere una quota di produzione.
LA TATTICA
L’operazione si presta ad una serie di considerazioni. Non solo è un esempio della crescente cooperazione esistente tra Mosca e Pechino che guarda oltre l’Occidente, ma consente anche di concludere un affare vantaggioso per entrambi gli attori in scena. Nel mese di agosto Rosneft ha chiesto l’aiuto del governo dal momento che, a causa delle sanzioni imposte dagli Usa per la crisi ucraina, negoziare con banche estere è quasi impossibile.
LE SINERGIE
Rosneft è anche in trattativa con CNPC per operare nei mari di Barents e di Pechora e starebbe continuando a negoziare il trasferimento a CNPC del 49% del progetto di depositi Taas-Yuryakhskoye: secondo fonti russe l’operazione potrebbe essere chiusa entro la fine dell’anno. Ha inoltre proposto di essere un azionista di CNPC nel progetto petrolchimico VNHK.
I NUMERI
In Vanqor (nata nel 1988) ci sono anche le riserve recuperabili all’inizio del 2014 che ammontano a 500 milioni di tonnellate di petrolio e condensato, oltre a 182 miliardi di metri cubi di gas. All’interno dei 17 siti presenti come Suzunskoye, Tugulskoe e depositi di varia natura (JSC “Vankorneft” su tutti) vi sono riserve stimate in 350 milioni di tonnellate di petrolio. La produzione è iniziata nel 2009 e finora ha avuto come risultato 85 milioni di tonnellate di petrolio e condensato. Due settimane fa Rosneft ha aumentato la sua partecipazione in ZAO “Vankorneft” fino al 100%.
LA PIPELINE
Il tutto mentre due giorni fa Vladimir Putin, insieme con il vice-premier cinese Wu Yi Zhang Gaoli, ha lanciato ufficialmente il gasdotto “La forza della Siberia” che va dalla Russia alla Cina. La nuova infrastruttura costerà 400 miliardi dollari e avrà un’operatività stimata in almeno trent’anni.
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