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Putin va alla guerra alimentare alleandosi con Cina e Iran

Import alimentare, la Russia punta su Cina e Iran. L‘import alimentare russo, dopo le sanzioni americane sul caos ucraino e il boicottaggio in risposta avanzato da Vladimir Putin ai prodotti europei e statunitensi, registra un’altra puntata con Mosca che allaccia rapporti con Iran e Cina.

GAS-CIBO
E’ l’idea di cui il ministro dell’Energia di Mosca, Alexander Novak (in foto con Putin) discuterà tra poche ore a Teheran con l’Iran pronto a rifornire la Russia di frutta e verdura, dopo le sanzioni europee, ottenendo in cambio il gas. Secondo funzionari iraniani i produttori di generi alimentari del paese sono a un passo dal fornire alla Russia prodotti di qualità. Infatti la Russia sta cercando di rispondere ai propri bisogni alimentari con altre vie, dopo il recente ordine emesso dal presidente russo che vieta le importazioni dall’UE. In questo senso un primo disco verde arriva dal segretario generale della Stuff Association Kaveh Zargaran, aggiungendo che l’Iran è pienamente in grado di soddisfare le richieste russe in questo campo.

ELENCO
Sembra che i funzionari russi abbiano già presentato un elenco di prodotti alimentari e di prodotti agricoli di cui necessitano, tra cui frutta, patate, angurie, arance, mandarini, pompelmi, uva, pere, pesche, pomodori, cetrioli, latte, burro, formaggio, gelato, pesce, noci, olio d’oliva, cioccolato. Tutti prodotti che l’Iran può garantire.

DOPO PECHINO, TEHERAN
L’accelerazione da parte di Mosca verso Teheran giunge dopo una serie di incontri fittissimi che si sono fatti registrare sull’asse Mosca-Pechino con al centro del dibattito il cibo.
Infatti una settimana fa il Ministro dello Sviluppo Economico Alexei Ulyukayev ha invitato i Paesi asiatici ad aumentare le loro esportazioni alimentari verso la Russia: il governo cerca in questo modo possibili e valide alternative per ovviare alle sanzioni occidentali, in modo particolare frutta e verdura fresca a cui la Russia risponderà importando noci, carne di manzo, maiale e pollo.

NUMERI
A seguito del divieto di alimenti provenienti da Stati Uniti, Unione europea, Australia, Canada e Norvegia i primi numeri di agosto hanno alzato l’asticella della preoccupazione a Mosca, con forti timori per la scarsità di cibo, con il relativo aumento dei prezzi e dell’inflazione in Russia. Il costo dei beni colpiti dal divieto è sensibilmente aumentato nelle ultime settimane, come dimostra il caso del pollo congelato (prezzo salito del 4,1%) e della carne di maiale (più 1,6% in due settimane).

IMPATTO
Il Moscow World Trade Center (WTC) ha diffuso i risultati dello studio sul potenziale impatto delle sanzioni russe alimentari sui singoli paesi, toccando i singoli indicatori macroeconomici e i loro mercati. Chi perde di più sono i Paesi UE confinanti con la Russia, (tra cui l’Italia) i più vulnerabili perché produttori di verdura, frutta, formaggio e carne di maiale. Le perdite si manifesteranno in una marcata accelerazione dell’inflazione entro la metà del 2015. Lo studio è stato condotto sulla base di dati statistici per il 2013 grazie ad una banca dati sul commercio estero ITC (International Trade Center, un’agenzia congiunta del WTO e delle Nazioni Unite) che ha tenuto conto dei risultati di mitigazione, e che lo scorso 20 agosto è stato posto anche all’attenzione della Casa Bianca.

twitter@FDepalo

 

 

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