Oltre “Salerno”: Benedetto Croce, Ignazio Silone e la loro attualità politica. Due giornate di convegno (sabato e domenica) a Pescasseroli e Pescina in Abruzzo, dove esponenti liberali ed ex comunisti (come il popolare politico Fausto Bertinotti) si incontreranno per parlare del futuro/presente dell’ideologia liberale nel Terzo Millennio (partendo dalla lezione “crociana” e dalle riflessioni dello scrittore Silone). Una ideologia invocata dai più (si pensi solo allo spirito della discesa in campo di Silvio Berlusconi nel ’94 – nella foto con il “liberale” Martino), ma mai realizzata concetramente.
Tra i relatori dei due giorni di convegno: Angiolo Bandinelli, Giuseppe Bedeschi, Rita Bernardini, Walter Capezzali, Raffaele Colapietra, Luigi Compagna, Luciano D’Amico, Stefano De Luca, Maurizio Di Nicola, Arturo Diaconale, Giuseppe Gargani, Maurizio Griffo, Antonio Iulianella, Stefano Iulianella, Fulco Lanchester, Anna Nanni, Corrado Ocone, Giovanni Orsina, Giuseppe Pardini, Gaetano Pecora, Carlo Alberto Pinelli, Aldo Loris Rossi, Angelo Guido Sabatini, Paolo Simoncelli, Valter Vecellio, Guido Vitiello e Maurizio Facchettin. Luciano D’Alfonso (Presidente Regione Abruzzo), Stefania Giannini (Ministro della Pubblica Istruzione), Gianni Letta (Politico), Marco Pannella (Leader Radicale).Modera
Alessio Falconio (Direttore di Radio Radicale).
Proprio a Facchettin, segretario regionale Friuli Venezia Giulia del Partito liberale italiano abbiamo chiesto di illustrarci le ragioni di questo progetto.
D: Perché si è pensato alla realizzazione di questo convegno abruzzese nel prossimo week-end? R: L’assemblea vuole affrontare la produzione culturale, politica e valoriale dei due intellettuali nei loro luoghi natii. Oltre ai temi relativi alle libertà, alla cultura e alla politica, l’appuntamento vuole lanciare l’idea di ridar vita all’AILC, Associazione Italiana per la Libertà della Cultura, che fu promossa da intellettuali come Silone nel 1951.
D: E’ importante la presenza del PLI domani e dopodomani?
R: Certo, assolutamente. Non potevamo non esserci. Il PLI da sempre è la “casa dei liberali” italiani. Cercheremo di portare in dote il nostro contributo in termini di idee e riflessioni.
D: La lezione “crociana” è ancora attuale?
R: E’ sufficiente leggere alcuni discorsi o carteggi di Croce per scoprire che molte sue idee liberali sarebbero ancora oggi più che attuali. Basta solo leggerli e rispolverarli.
D: Come se lo spiega?
R: i liberali hanno avuto un grande ruolo nel sistema politico conosciuto come “pentapartito”. Dopo Tangentopoli (nel 92) questo paese ha perso completamente la sua anima. Da quel momento in poi il PLI non è più riuscito ad entrare nell’immaginario collettivo degli italiani. Questi ultimi sono stati sballottati da un partito all’altro.
D: Ma Berlusconi nel ’94 non parlò proprio di rivoluzione liberale?
R: E’ un periodo, quello del 1994, che ho analizzato con grande attenzione. Berlusconi era sincero quando parlò, nell’anno della sua discesa politica, di un progetto liberale. Era parte integrante del suo progetto.
D: E poi?
R: Molti dei suoi parlamentari non erano propriamente dei liberali ed è normale che chi doveva applicare alcune idee non ha avuto quella volontà politica di metterle in pratica. Ancora oggi molti di quei “mercanti finti liberali sono nel tempio.
D: Ma l’Italia è un paese liberale?
R: No, assolutamente. L’Italia attende, dopo 20 anni, da quel lontano ’94, finalmente un progetto liberale (proprio Berlusconi ha iniziato a riparlarne), che però ancora non si vede. Siamo il paese più “illiberale” al mondo. Stretto tra burocrazia, lungagini amministrative, e mancanza di una volontà politica (per non dire coraggio) ben precisa. E mi fermo solo a tre aspetti di natura socio-amministrativa.
D: Cosa direbbe a Berlusconi se avesse l’opportunità di incontrarlo?
R: Che ci sono milioni di italiani che desiderano la messa in pratica di questa ideologia (quella liberale). Tra l’altro l’unica ancora non sputtanata, rispetto ad altre (penso solo al comunismo e alle sue derivazioni). Cercano solo un leader ed un gruppo di lavoro, che, in modo credibile, sia in grado di mettere in pratica una serie di riforme di “respiro liberale”. Se non lo farà Berlusconi sarà Matteo Renzi (attuale premier e capo della segreteria del PD) a catturare nuovi consensi alle prossime politiche. C’è un mondo liberale sommerso. Bisogna riportarlo solo in superficie. Un po’ come il Titanic.
D: Nel concreto, alle amministrative giuliane cosa avete raggiunto?
R: Abbiamo lavorato sui territori tornando a fare politica come si faceva un tempo. La gente ha risposto positivamente sia per strade che a livello di consensi raggiunti nell’urna. Bisogna solo crederci e investirvi concretamente a livello economico. Un’operazione che è sicuramente nelle “corde” del Cavaliere. E il FVG può essere un laboratorio incredibile per studiare alleanze, sinergie politiche e per sviluppare ipotesi di collaborazione da estendere sull’intero territorio nazionale. Dove ci siamo presentati il PLI ha raccolto voti e anche strappato posizioni nei consigli comunali. Immagino cosa sarebbe successo se ci fossimo presentati insieme, per esempio, a Forza Italia. Un’occasione mancata, purtroppo.
L’immagine liberale sarebbe un vero e proprio acceleratore per FI, anche se c’è qualcuno, purtroppo, che, a livello locale, (ma sono pochissimi soggetti) che rema contro.
Berlusconi deve azzerare queste rendite di posizioni e dare più spazio ai” veri liberali”, non a quelli che si nascondono o presentano coccarde liberali, senza poi attuare politiche di natura liberale. Sono facilmente “smascherabili”. Adesso si torna a parlare di rivoluzione liberale. Se non ora, quando?
D: I prossimi appuntamenti dei liberali?
R: Il 3 e il 4 ottobre il congresso nazionale del PLI. Sui territori del FVG invece continueremo ad incontrare la gente nelle piazze e poi nella prossima primavere si andrà al voto in diversi comune, come per esempio Cividale del Friuli. Sarà un 2015 molto caldo.
D: Gli 80 euro di Renzi sono un’operazione di natura liberale?
R: L’esatto opposto. Renzi ha strappato un sorriso a pochi milioni di soggetti, ma adesso c’è il problema di mantenere anche questa piccola operazione di immagine politica.
Servono piuttosto manovre più incisive sul costo del lavoro, sulla pressione fiscale, sui tempi di risposta della PA nei confronti di imprenditori-fornitori (mancano all’appello 80 miliardi di euro). Una battuta finale sull’art.18: gli imprenditori non trarranno alcun beneficio da quest’altra operazione mediatica. Gli imprenditori hanno bisogno di commesse, di lavoro, altrimenti invece dell’art. 18 invocheranno i fallimenti davanti al giudice. Ma è così difficile a capirsi?
D: Una battuta finale, Facchettin: ma nel cdx che bisogna fare per rilanciarlo?
R: Spazio ai giovani. Matteo Salvini per esempio ha rivitalizzato la Lega Nord. Ma non basta. In Forza Italia bisogna iniziare a valorizzare i “giovani”. Come si può contrastare Renzi e la sua segreteria, se hanno poco meno di 35 anni di media? Fuori quindi i mercati dal tempio, dentro i veri liberali, ma con deleghe operative. I liberali non sono il feticcio o la figlia di fico di nessuno. O Berlusconi lo capisce anche velocemente, altrimenti alle prossime politiche verrà punito nuovamente nell’urna. La gente ormai si aggiorna e ha un’idea politica di base. Non pensiamo che gli italiani siano dei cretini. E’ l’esatto opposto.
D: Sia sincero. Lei parla di un Silvio Berlusconi “Liberale”. Ma lo è veramente?
R: Le rispondo con un passaggio dell’intervista alla Pascale, la sua attuale compagna apparsa oggi sull’edizione romana del Corsera.
(fonte: Corsera) Sui diritti civili, Berlusconi la segue? «Assolutamente sì. Lui nasce liberale. Il problema non è lui, ma sono i partiti della nostra coalizione. L’Ncd è un problema non solo per i diritti civili, ma per l’Italia. Un partito del 2% che si permette di giudicare tutti».
D: Quindi non ha più dubbi al riguardo?
R: Io no. Semmai sono i finti liberali a dover aver timore. Sta per arrivare una ventata di fresco liberale che spazzerà tutto. Una bella bora triestina. Mi passi la battuta. Sa qui nel 2016 si vota a Trieste. Mi faccia pensare anche al mio territorio.