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Articolo 18, oggi le comiche

Matteo Renzi 1. Il premier, dopo interviste e dichiarazioni chiare e rottamatorie sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, va da Fabio Fazio a Che tempo che fa e annuncia urbi et orbi: il reintegro in caso di licenziamento illegittimo è un ferro vecchio, ostacola investimenti e assunzioni delle imprese, le istituzioni internazionali chiedono di abrogarlo, dunque avanti tutta.

Matteo Renzi 2. Il premier mette il timbro a un emendamento della maggioranza di governo nella commissione Lavoro del Senato che mette nero su bianco il superamento dell’articolo 18, grazie al coordinamento del senatore e giuslavorista Pietro Ichino (Scelta Civica), con il plauso dell’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi (Ncd), che ha rimarcato l’innovazione riformistica e liberista sull’articolo 18.

Matteo Renzi 3. Il premier nella direzione del Pd del 29 settembre approva e fa approvare un ordine del giorno (130 sì, 20 no e 11 astenuti) in cui si legge: “Una disciplina per i licenziamenti economici che sostituisca l’incertezza e la discrezionalità di un procedimento giudiziario con la chiarezza di un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità, abolendo la possibilità del reintegro. Il diritto al reintegro viene mantenuto per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare, previa qualificazione specifica della fattispecie“. Ovvero, una marcia indietro rispetto a Renzi 1 e a Renzi 2.

Matteo Renzi 4. Dopo tanto sbraitare contro il reintegro, comprese ramanzine e rabbuffi distribuiti a destra e a manca, il premier fa presentare dal governo oggi al Senato per la fiducia al disegno di legge Jobs Act un maxi emendamento in cui non si fa alcun, esplicito, cenno all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ovvero un’ulteriore retromarcia rispetto a Renzi 1, Renzi 2 e Renzi 3.

Da ambienti del governo si sottolinea comunque che in un passaggio del testo sul quale l’esecutivo ha posto la fiducia (“razionalizzare e semplificazione delle procedure, anche mediante abrogazione di norme, connessi con la costituzione e la gestione dei rapporti di lavoro“) si cela (specie nella la parola “abrogazione“) la possibilità di cancellare l’articolo 18.

C’è poi una quinta versione di Matteo Renzi. La si intuisce dalle parole pronunciate dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al Senato in occasione della fiducia al governo: “Il governo intende modificare il regime del reintegro così come previsto dall’articolo 18”, “eliminandolo per i licenziamenti economici e sostituendolo con un indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità”.

Ogni commento è superfluo al momento. I fatti rottamano le intenzioni del premier strombazzate e sbandierate con una jattanza degna di miglior causa.



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