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Brindisi, terra aeronautica ed energetica. Viaggio nel sud sviluppista/4

Brindisi, una delle capitali italiane dell’industria elettrica, chimica ed aeronautica registra segnali di ripresa, avvertiti anche nel suo hinterland ed è bene che facciano notizia, anche per sottolineare l’impegno di imprenditori, manager e maestranze non solo nel fronteggiare una congiuntura che negli ultimi mesi ha manifestato un’inversione di tendenza, ma anche per segnalare i persistenti punti di forza del manifatturiero locale e dei comparti ad esso collegati.

I 3 top player del settore aeronautico – Avio-Aero della GE Aviation (650 occupati), AgustaWestland del Gruppo Finmeccanica (450) e Salver – stanno rafforzando la loro presenza sui rispettivi mercati e, fruendo di contratti di programma sottoscritti con la Regione Puglia, completano o si accingono ad avviare piani di investimento cofinanziati dall’Ente. La Salver in particolare, dopo aver acquisito una commessa ventennale dalla canadese Bombardier per pezzi in fibra di carbonio, ha assunto 60 nuovi addetti fra i quali alcuni ingegneri aeronautici, raggiungendo i 300 occupati e annunciando che potrebbe nei prossimi anni toccare le 500 unità ad altissima qualificazione professionale. Avio ed AgustaWestland hanno entrambe sottoscritto contratti di programma con la Regione e li stanno rendicontando, la prima per 42,3 milioni di investimenti ammessi e 13,1 milioni di agevolazioni riconosciute, e la seconda per 11,5 milioni di investimenti con 3,4 milioni di agevolazioni. La GE Aviation a sua volta ha appena annunciato il trasferimento dall’Olanda al sito di Brindisi di specifiche lavorazioni eseguibili in loco grazie all’elevata professionalità delle maestranze che da lunghi anni operano in costruzioni e manutenzioni motoristiche di velivoli civili e militari.

La Versalis del Gruppo Eni (507 addetti diretti) ha annunciato nelle scorse settimane il rinvio della fermata – già programmata per marzo scorso – a causa di quella dei suoi impianti di Porto Marghera e rinviandola all’inizio del prossimo anno con investimenti per 50 milioni e 500 nuovi occupati per sei mesi nell’esecuzione dei lavori da parte delle aziende impiantistiche che vi saranno impegnate. Lo steam cracker di Brindisi, com’è noto, è con quelli di Porto Marghera, Priolo e Porto Torres uno dei più moderni dei 4 posseduti dalla società, leader in Italia nel comparto e fra le prime in Europa: il revamping programmato del sito locale, pertanto, conferma il ruolo strategico dell’impianto, il cui indotto è rilevante non solo nelle manutenzioni – con una occupazione giornaliera di circa 300 persone – ma anche nella movimentazione portuale, stimabile in cento navi all’anno, e nelle esportazioni provinciali, anche se la parte più rilevante della produzione è inviata alla sede centrale di San Donato Milanese da dove viene inviata anche su mercati esteri.

Sempre nel comparto chimico, ma questa volta nel farmaceutico, la multinazionale francese Sanofi Aventis, (260 occupati) dopo aver completato un precedente piano di investimenti di 20,3 milioni – cofinanziato dalla Regione con un contratto di programma e agevolazioni per 5,5 milioni – si accinge a varare un nuovo intervento che rafforzerà la competitività del sito e il suo ruolo strategico nella scacchiera di quelli posseduti dalla società in Italia: anche in questo caso la Regione affiancherà i Francesi con un cofinanziamento di circa 8,4 milioni, veicolati da un nuovo contratto di programma per investimenti di 28,2 milioni.

L’Enel – la cui megacentrale a carbone da 2.640 Mw, insieme a quelle dell’Enipower a metano da 1.300 Mw e dell’Edipower da 380 mw, consente a Brindisi di essere il primo polo energetico del Paese per capacità installata – sta portando innanzi il nuovo programma di investimenti da 400 milioni che include la copertura del carbonile e l’ulteriore miglioramento della performance ambientale della Federico II nella quale – dopo il pensionamento di un certo numero di dipendenti – sono stati assunti 20 nuovi addetti che si aggiungeranno agli oltre 400 diretti già in servizio. Questa megacentrale dell’Enel muove un indotto di circa 700 addetti ed è affiancata da un qualificato Centro ricerche. Nonostante il rallentamento a livello nazionale della domanda di energia – e malgrado una minore redditività del sito di generazione, in cui si dovranno pure ammortizzare i nuovi investimenti – la società elettrica continua i suoi interventi rispondendo ancora una volta alla sfida di elevare la ecosostenibilità del megaimpianto. A Brindisi inoltre è presente il più grande deposito di Gpl d’Italia della Ipem.

Ma non sono solo i big player dell’industria aeronautica, chimica ed energetica a tirare con i loro investimenti: anche piccole ma qualificatissime aziende impiantistiche locali stanno lavorando a prestigiose commesse che evidenziano un loro progressivo sganciamento dalla committenza delle grandi imprese del territorio, certamente ancora apprezzata, ma non più sufficiente per garantire fatturato e redditività alle società che di subfornitura. Ci si riferisce in particolare alla Epi srl., specializzata da anni in servizi per l’impiantistica industriale e in costruzioni meccaniche, ed ora impegnata, con il supporto scientifico del CETMA -Centro di progettazione, design e tecnologie dei materiali, un Consorzio locale di ricerca applicata fra l’Enea e molte aziende private italiane – nella messa a punto di nuove macchine per la lavorazione di materiali compositi; e alla D.F. engineering e management di Mesagne, che sta lavorando in partnership con una grande società nipponica ad un imponente progetto per la costruzione di centrali di solare termodinamico di nuova generazione in Sardegna. Spicca inoltre fra le aziende impiantistiche localizzate nell’area industriale del capoluogo la Leucci Costruzioni del Gruppo Riva Mariani di Milano, guidata dal Presidente in carica della Confindustria Brindisi Giuseppe Marinò; tale impresa, fra le altre, ha appena acquisito la commessa di un degasatore destinato ad un Paese dell’Asia minore.

Insomma grandi e piccole industrie del Brindisino stanno affrontando questa complessa fase della congiuntura con una politica aggressiva per volumi di investimenti avviati, segmenti di mercati aggiuntivi e nuove tipologie di prodotti e servizi. E tutti questi interventi potrebbero considerarsi così la risposta più forte e propositiva a coloro, come gli ambientalisti, che ritengono (erroneamente) ormai esaurito l’attuale modello di sviluppo del capoluogo, più che mai collocato invece – con il suo patrimonio tecnologico e gli elevati livelli occupazionali assicurati – nello scenario della competizione globale.

Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia


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