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A Bruxelles si sta giocando una partita importante per gli equilibri mondiali

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Tra accordi parlamentari consociativi (Ppe-S&D-Alde) e extraparlamentari (egemonia tedesca e del Ppe) il prossimo 22 ottobre la Commissione guidata da Jean-Claude Juncker riceverà la fiducia del parlamento europeo. Il “comitato di gestione” della nuova Commissione sarà il triumvirato Juncker-Selmayr-Timmermans, a detrimento della collegialità, e sicuramente a garanzia degli interessi (europei) della Germania. Diversamente dagli altri commentatori credo che questa Commissione sarà forte perché all’imposizione “strutturale” dell’egemonia tedesca sull’Europa l’alternativa sarebbe la fine dell’eurozona e della stessa Ue. Di quest’ultima possibilità nessuno vuole assumerne la responsabilità politica. D’altra parte, la partita europea fa parte di quella più globale nella quale si confrontano gli Usa e i Brics. In Europa il Regno Unito è saldamente con gli Usa mentre la Germania è bifronte: la dirigenza politica (particolarmente della Cdu) è pesantemente “influenzata” dagli Usa; invece, il potente blocco antropologico-culturale e finanziario-industriale privilegia decisamente un asse Pechino-Mosca-Berlino. In questo scontro aspro e senza esclusione di colpi (crisi in Ucraina e sanzioni alla Russia; spionaggio tra alleati; contrapposizione tra politiche monetarie espansive e quelle rigoriste e d’austerità) per ora si è consumata la prima cesura dell’eurozona: il 1° ottobre è stata creata a Londra la struttura euro-dollaro per la gestione dei derivati e dei collaterali (Euroclear-Dtcc) che la lasciato fuori la rete finanziaria tedesca (Clearstream) già dichiaratamente orientata verso i Brics (si veda ad esempio Deutsche Börse clearinghouse in Singapore). D’altra parte, alcuni studi indicano che entro il 2020 il primo partner commerciale della Germania sarà la Cina, prima dell’Ue e degli Usa.

Infine, si deve tener presente che il quadro politico dell’Ue e quello esterno sarà fortemente influenzato dall’esito delle tornate elettorali tra il 2015 e il 2018 in Usa, Francia, Regno Unito e Germania, e forse in Italia.

In questo scenario europeo e globale segnalo due fatti che, per la loro rilevanza, produrranno effetti ben oltre l’Ue.

Il primo riguarda l’eurozona. Il 14 ottobre inizia il procedimento alla Corte di giustizia europea sul ricorso presentato dalla Corte costituzionale tedesca in merito al programma Omt della Bce (cioè la possibilità che la Bce acquisti direttamente sul mercato primario titoli di debito pubblico). Il procedimento sarà lungo (12 mesi?) e la decisione finale dovrà essere “interiorizzata” dalla Corte e dal Parlamento tedesco. Dall’esito di questo procedimento dipenderà la sopravvivenza di Draghi alla Bce ma anche la tenuta stessa dell’eurozona. Finché non sarà giurisdizionalizzata la possibilità che la Bce usi il “bazooka” l’impostazione di austerità e rigore continuerà aggravando la già grave situazione recessiva e la depressione della domanda interna. La situazione è così grave che il 10 ottobre la Commissione ha adottato una serie di tre complessi articolati regolamentari riducendo le stringenti regole di Basel III, cioè riducendo la quantità e la qualità del collaterale di garanzia delle operazioni di credito. Ciò in aperta contraddizione con le richieste esplicite dell’Eba, il regolatore europeo del settore bancario.

Il secondo riguarda le relazioni strategiche e commerciali tra l’Ue, gli Usa e il Canada. Si tratta dell’approvazione finale dei trattati Ttip e Ceta che gli Usa hanno fortemente sponsorizzato chiedo none l’approvazione entro la fine del 2014. È noto che gli Usa stanno simultaneamente negoziando un simile accordo di libero scambio nel Pacifico (Tpp).  

Rispetto al Ttip si sono levate molte voci critiche, soprattutto da parte della società civile europea. L’accusa principale è stata che il negoziato sia stato condotto “segretamente” da qualche membro della Commissione Barroso. Poiché la conclusione del procedimento negoziale, pena il fallimento, deve avvenire entro la fine del 2014, il 9 ottobre il Consiglio europeo (al margine dell’inconcludente vertice sul lavoro a Milano) ha improvvisamente autorizzato la “declassificazione” di alcuni atti relativi al negoziato commerciale di libero scambio transatlantico (il documento di base che costituisce il mandato a negoziare). Ovviamente da questo documento si legge poco o nulla, e soprattutto non si leggono i dettagli settoriali che vedrebbero imporre all’Ue l’applicazione di un sistema di deroga della sua giurisdizione nel caso di dispute tra investitori e Stati.

Intanto, l’Ombudsman europeo Emily O’Reilly ha aperto ben due inchieste sul comportamento della Commissione europea. Inoltre l’8 ottobre il falco Timmermans ha dovuto annunciare che ci sarà un giro di vite sulle modalità di esercizio del lobbying nelle istituzioni europee. Infine il tedesco Martin Selmayr, futuro capo di gabinetto di Juncker, ha modificato il testo della commissaria svedese al commercio, che si era troppo sbilanciata a favore del Ttip, accettando l’imposizione di regole a tutela degli investitori rispetto agli Stati (Isds), cioè la creazione di tribunali arbitrali di diritto anglosassone per ciascun settore oggetto del Ttip. Selmayr ha corretto il testo secondo il giusto interesse della Germania, che dovrebbe essere anche quello degli altri europei se non fossero così appiattiti sul dominio Usa: “Come ha detto Juncker nel suo indirizzo al Parlamento europeo, egli non accetterà che la giurisdizione dei tribunali dei paesi membri dell’Ue sia limitata da regimi speciali per regolare le dispute tra investitori e Stati”. Nella discussione che ha seguito l’audizione, la Malstrom ha comunque difeso il principio degli Isds, indicando che i due trattati commerciali – Ttip tra Ue e Usa, e Ceta tra Ue e Canada – non possono più essere rinegoziati senza che gli stessi falliscano.


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