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Che cosa non mi convince della manovra di Renzi

Consiglio la lettura di un saggio di Diodato Pirone, dal titolo ‘’Fiat-Chrysler, un prodotto anomalo’’ pubblicato sul n. 4/2014 dell’autorevole rivista ‘’Il Mulino’’ (che proprio in questi giorni festeggia i suoi ‘’primi” sessant’anni di presenza qualificata nella cultura del Paese). Il saggio è l’onesta cronaca di un viaggio che Pirone ha compiuto per osservare ‘’l’erba dalla parte delle radici’’, per assistere e valutare, cioè, il lato americano dell’operazione Fiat-Chrysler, che da poco è contraddistinta dall’acronimo FCA, tanto in Italia quanto negli Usa.

Per dare un senso al saggio è sufficiente sottolineare due episodi che vengono raccontati dall’autore. Il primo riguarda l’abbraccio tra Sergio Marchionne e Rich Boruff (il responsabile della sezione 685 del UAW, lo storico sindacato dell’auto, nel piccolo stabilimento di Tipton, una cittadina dell’Indiana) dopo che l’operaio, in un breve speech di appena tre minuti, aveva ricordato le due chiusure di quella fabbrica e i due licenziamenti subìti con le precedenti gestioni.

L’altro episodio è incentrato sulle parole di Bob King, il sindacalista che, da leader del UAW, negoziò con Marchionne tutta l’operazione con particolare riferimento alle condizioni dei dipendenti. Rivolto ai lavoratori King afferma: ’’Solo se la nuova berlina sarà un prodotto premium potremo rendere sicuri i posti di lavoro’’. Vi aspettereste di ascoltare parole siffatte da Maurizio Landini durante un incontro con il ceo del Lingotto a Pomigliano d’Arco, davanti alle maestranze riunite? Certamente no. Eppure l’UAW è un sindacato vero, ha un palmares e delle tradizioni di lotta che non hanno nulla da invidiare alla Fiom. Che dire ? God save America.

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Del disegno di legge di stabilità per il 2015 si parlerà a lungo durante l’iter che porterà alla sua approvazione, a partire dall’esame che sarà svolto, entro una decina di giorni, dalla Commissione europea. Poi, alla fine, come è solito dire Pier Matteo Renzi Tambroni, ‘’ce ne faremo una ragione’’. Non ci capaciteremo mai, tuttavia, dei motivi che hanno indotto il governo (lo chiediamo al ministro Poletti)  a massacrare la previdenza complementare, non solo e non tanto con l’operazione tfr in busta paga (peraltro a tassazione normale); quanto piuttosto con l’aumento al 20% (rispetto all’attuale aliquota dell’11,5%) della tassazione dei rendimenti. In questo modo si tagliano le pensioni del futuro. La previdenza privata è finanziata a capitalizzazione; è l’ammontare della posizione contributiva individuale a determinare, su base attuariale, l’importo dell’assegno. E il montante contributivo è composto dai versamenti del datore e del lavoratore, dal tfr e dai rendimenti conseguiti sui mercati finanziari, la cui entità è condizionata anche dal trattamento fiscale. Anni or sono si parlava addirittura di ridurre l’aliquota al 6%. Non ha proprio senso giocarsi in questo modo un pezzo del domani dei lavoratori in nome di qualche piccolo vantaggio di oggi.

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Si evitino, per favore, confronti inopportuni. Il caso della tassazione dei rendimenti dei fondi pensione ha un profilo differente rispetto a quello della tassazione dei rendimenti patrimoniali delle Casse di previdenza privatizzate. Queste risorse garantiscono le future pensioni dei professionisti iscritti; quelle dei fondi sono intrinsecamente pensioni.

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