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Il Corriere della Sera schiaffeggia i putiniani d’Italia

Il politologo Angelo Panebianco ha segnalato oggi sul Corriere della Sera il rischio di un’Italia troppo impegnata a coltivare il presente – il rapporto economico ed energetico con la Russia – da distogliere lo sguardo dalla complessità del futuro – esigenze di difesa e sicurezza in un quadro occidentale e transatlantico.

L’ANALISI DI PANEBIANCO

Per l’editorialista del quotidiano di Via Solferino “l’Italia di Matteo Renzi, come si è visto a Milano al vertice dell’Asem, sta facendo di tutto per ricucire i rapporti fra la Russia e l’Unione Europea“.
È la posizione pragmatica dell’attuale premier, ricorda Panebianco, “ma è anche quella di Silvio Berlusconi, grande amico di Putin, convinto fautore della cooperazione con la Russia e, fin dall’inizio della crisi, contrario ad atteggiamenti troppo punitivi verso i russi per la questione ucraina“, una posizione ribadita nel recente incontro tra i due.

LA POSIZIONE ITALIANA

Insomma, sul tema c’è una convergenza di vedute, una bipartisanship sulla politica estera che, evidenzia il politologo, è “imposta per lo più da vincoli geografici ed economici” e tocca alcuni temi come il rapporto con Mosca, ma anche quello con “la Libia“. Per la firma del Corriere, però, non ci si può completamente rallegrare di questa unità, che cela “una concezione, condivisa sì ma anche monca, dell’interesse nazionale“. Il riferimento è al fatto che, anche per limiti culturali, “gli italiani hanno l’aria, in molte circostanze, di essere più preoccupati delle conseguenze economiche delle crisi che delle loro implicazioni geopolitiche e di sicurezza“. Una situazione che non dipende solo da Roma “sottoposta a pressioni contrapposte, a logoranti ricatti incrociati“, ma che richiama la necessità di “ragionare con continuità e lucidità sulle questioni della difesa e della sicurezza l’Italia“, che non può essere slegata dal rapporto con gli Usa. “Essendo manifestamente escluso – scrive il politologo – che l’Europa sia in grado di difendersi da sola… per esempio dalle minacce connesse alla situazione mediorientale, solo una stretta cooperazione fra europei e americani — si tratti di Stato islamico o di Libia — può assicurarle un po’ di sicurezza. L’Italia dovrebbe discuterne apertamente… per conferire alla politica estera più chiarezza e coerenza. E per dare alle classi dirigenti e all’opinione pubblica una visione più articolata e completa dei nostri (complicati) interessi nazionali“.

MEGLIO PUTIN?

Per alcune forze politiche, come la Lega di Matteo Salvini, bisogna guardare a Mosca non solo dal punto di vista dei rapporti economici, ma anche di quelli politici, prendendone se possibile anche esempio. Il segretario del partito del Nord ha incontrato Putin durante il suo soggiorno italiano per il vertice Asem per discutere “dal tema immigrazione alla collaborazione che vogliamo instaurare con la Russia in Consiglio d’Europa”. Ma anche “dei problemi delle imprese italiane e di valori comuni per creare un’altra Europa che abbia un rapporto diverso con la Russia“. Ieri sera, su La7, durante la trasmissione 8 e 1/2 condotta da Giovanni Floris, il leader della Lega – che è stato di recente anche in Crimea per comunicare il suo assenso all’annessione russa della penisola – ha ribadito il proprio apprezzamento per il presidente Putin, auspicando che l’Italia possa essere governata da un politico con le sue caratteristiche.

I “FILORUSSI” D’ITALIA

L’analisi di Panebianco sembra dunque corroborata dai fatti, che non si esauriscono sul piano politico. A considerare strategiche le relazioni con Mosca non sono solo i vertici del governo e alcuni partiti infatti, ma anche istituti di credito, come Banca Intesa, che in Russia ha un’importante filiale.
Stop alle sanzioni, perché “non servono a niente”, se non a regalare importanti quote di mercato e lauti guadagni a Cina, Sud Africa e Corea del Sud, aveva a tal proposito ammonito il presidente di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico, in occasione di un recente seminario organizzato a Torino.
Mentre un report stilato da Sace ha previsto gli effetti negativi sull’economia della Penisola che potrebbero avere le misure occidentali contro la Russia messe in atto a causa della crisi ucraina (il crollo nelle esportazioni italiane nel mercato russo sarebbe tra 1,8 e 3 miliardi di euro, anche se a spaventare davvero è la dipendenza del gas che potrebbe costare salato a cittadini e imprese).



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