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Il Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano e gli odori massonici

La sciabolata inferta dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli nei confronti di Matteo Renzi ha creato un’onda lunga nel panorama politico e mediatico.

Un passaggio cruciale

È soprattutto il passaggio criptico e ricco di spunti sull’esigenza di “rimuovere lo stantio odore di massoneria dal Patto del Nazareno” ad alimentare tuttora molteplici letture.

Compresi i riferimenti all’elezione del prossimo Capo dello Stato, che a giudizio del giornalista verrebbe “blindata” dall’accordo di ferro tra il premier e Silvio Berlusconi.

La mappa del “potere toscano”

Traendo spunto dai riflessi e implicazioni dell’intesa raggiunta ufficialmente sulla riforma elettorale e la revisione costituzionale, Formiche.net ha ricostruito le principali analisi sui legami coltivati nell’entourage del leader del Partito democratico.

Un mondo che trova l’epicentro nel “nuovo potere toscano e fiorentino”. Ramificato, secondo lo storico ministro delle Finanze socialista Rino Formica, nella “fitta rete di logge massoniche presenti nella regione” e portatore in forme rinnovate del progetto di “Rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli.

Una realtà cementata dal ruolo delle fondazioni legate al premier nel corso della sua ascesa politica nazionale, capaci di raccogliere più di 4 milioni di euro in finanziamenti politico-elettorali. E favorita dall’atteggiamento di benevola simpatia – sintonia per molti critici dell’ex “rottamatore” – riservato al capo del governo dal leader toscano di Forza Italia Denis Verdini.

La ricostruzione del Fatto

Figure e suggestioni che ritornano oggi sulle pagine del Fatto Quotidiano attraverso un articolo a firma Marco Lillo intitolato “Due della Cricca al telefono: ‘Rapporti massonici con Renzi’”.

La firma del giornale guidato da Antonio Padellaro evoca i legami tra l’entourage del premier e una figura cruciale negli affari per le Grandi opere al centro di diversi processi. Richiama il peso di Verdini per il suo atteggiamento poco combattivo nella competizione elettorale amministrativa del settembre 2009, trampolino di lancio di Renzi nella ribalta nazionale. E getta ombre sui gruppi finanziatori del Presidente del Consiglio.

Appalti e affari

Al centro dell’approfondimento giornalistico è il corposo materiale di intercettazioni compiute nel corso dell’indagine giudiziaria sull’associazione che avrebbe pilotato e spartito appalti per i grandi eventi tra il 2008 e il 2010.

Il personaggio centrale è il costruttore fiorentino Riccardo Fusi, condannato in primo grado a Roma per aver promesso denaro a pubblici ufficiali riguardo la realizzazione della Scuola Marescialli a Firenze.

Le numerose conversazioni non presentano rilevanza penale, ma – scrive Lillo – “tratteggiano i contorni di un mondo politico e imprenditoriale che circondava l’allora sindaco”.

Rapporti massonici?

A illuminare il ruolo di Fusi è un colloquio risalente al settembre 2009, in occasione della conquista di Palazzo Vecchio ad opera di Renzi.

Titolare all’epoca del più grande gruppo edile di Firenze – poi fallito nonostante il prestito di 150 milioni di euro caldeggiato dall’amico Verdini ed elargito dal Monte dei Paschi di Siena – l’imprenditore avrebbe parlato con il socio Roberto Bartolomei di “legami massonici” in merito alla penetrazione nel Comune di un gruppo di industriali immobiliari attivi nel campo della moda.

Un vecchio amico del premier

Nelle conversazioni telefoniche Fusi parla con due figure molto vicine al premier.

La prima è rappresentata da Andrea Bacci, amico di vecchia data del leader del Pd e socio del padre Tiziano più di vent’anni fa. Attivo nel ramo del lusso, fu posto dall’allora presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi alla guida della Florence Multimedia, “che provocò polemiche per le spese facili”. Poi, con Renzi sindaco diventa presidente dell’azienda partecipata che gestisce il servizio illuminazione della città.

Nel dicembre 2009, scrive Il Fatto, Bacci chiede a Fusi la disponibilità di un elicottero per trasportare Renzi a Milano alla trasmissione de La7 “Le invasioni barbariche”.

Cene elettorali

L’altro personaggio chiamato in causa è Riccardo Maestrelli, proprietario del lussuoso Hotel Villa Roma Imperiale di Forte dei Marmi scelto da Renzi per le vacanze estive con la famiglia.

Amico e finanziatore del numero uno del Nazareno, organizzò diverse cene elettorali in suo onore a livello locale. E nel maggio 2009 mise a conoscenza Fusi di una di queste cene basata su un offerta di mille euro.

Un normale meeting cui parteciparono altre 80 persone, replica Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio da sempre molto vicino al premier.

La replica al Fatto

Smentendo fermamente ogni commistione tra Renzi e la cultura massonica, l’esponente dell’esecutivo nega la richiesta dell’ex sindaco di Firenze a Fusi di un elicottero per recarsi a Milano.

E riguardo alle vacanze a Forte dei Marmi Lotti spiega che il segretario del Partito democratico ha pagato una cifra di 5.100 euro per il soggiorno: “Nonostante l’amico Maestrelli volesse ospitarlo”.


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