Skip to main content

Così le armi americane finiscono ai terroristi dell’Isis

I terroristi siriani mettono le mani sulle armi americane? In passato e anche in queste settimane di lotta all’Isis, sono cadute nelle mani sbagliate? Una delle strategie utilizzate dai funzionari americani è stata quella di armare i moderati siriani, al fine di sostenere l’opposizione ai militanti islamisti. Ma oggi sembra che non tutto sia filato liscio.

AIUTI MILITARI
Nonostante le obiezioni di chi considerava a Washington questa strategia altamente rischiosa, gli Stati Uniti alla fine hanno inviato aiuti militari all’esercito siriano almeno da quindici mesi. La decisione ha subìto un’accelerazione dalla condotta del dittatore siriano Bashar Assad che ha oltrepassato la “linea rossa” imposta dell’amministrazione Obama, dopo che il regime aveva impiegato armi chimiche contro i civili.

PIANO
Il mese scorso, con l’incremento delle azioni Isis, è arrivato il via libera del Congresso al piano del presidente per addestrare e armare i ribelli siriani. Sul punto non pochi erano stati i dubbi, come quelli circa la garanzia che di assicurare che le armi non fossero intercettate dai terroristi, come fatto con i ribelli in Libia.

QUI TURCHIA
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha espresso forti critiche contro il lancio aereo americano di rifornimenti e armi vicino alla città siriana di Kobani. Sostiene che in questo modo gli Stati Uniti hanno erroneamente aiutato i militanti che assediavano la città, invece di coadiuvare i curdi nel difenderla. E in occasione di una conferenza stampa ad Ankara osserva che quello che è stato fatto qui “è sbagliato”, aggiungendo che alcune delle armi paracadutate dai C-130 sono state sequestrate dallo Stato islamico.

STRATEGIA
Le immagini diffuse ieri sembrano mostrare alcuni militanti islamici intenti ad armeggiare con alcune delle forniture paracadutate. Il Pentagono ha detto che la maggior parte dei lanci aveva raggiunto i combattenti curdi in difesa Kobani, ma ieri un portavoce del Pentagono ha detto che dei rifornimenti potrebbero essere caduti nelle mani sbagliate dei militanti.

PASSAGGIO
Due giorni fa la Turchia ha annunciato che avrebbe cominciato a consentire alle forze curde irachene, note come pesh Merga, di entrare a Kobani dal territorio turco per difendere la città. Erdogan ha detto di essere stato lui a proporre l’idea al presidente Obama durante una conversazione telefonica. E aggiunge: “Ho difficoltà a capire perché Kobani sia così strategica per loro, perché non ci sono civili lì, solo circa 2.000 combattenti”. Ma il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha detto martedì che le modalità logistiche di transito attraverso la Turchia erano ancora in corso di elaborazione.

COSA
Bombe a mano, munizioni e lanciagranate a razzo: ecco cosa sarebbe caduto nelle mani dei terroristi secondo un video messo in rete da un gruppo fedele allo Stato islamico. L’Associated Press ha detto che il video era coerente con altri rapporti dei servizi. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, oltre ad un gruppo di attivisti britannici, ha aggiunto che più di un nascondiglio di armi potrebbe essere stato conquistato dai combattenti dello Stato Islamico.

SCENARI
Il tutto mentre gli attacchi aerei da parte delle forze guidate dagli Usa hanno ucciso nell’ultimo mese 553 combattenti islamici e 32 civili in Siria: lo rivela il monitoraggio che cura le statistiche della guerra all’Isis. Al momento in Iraq ci sono 1.400 militari americani. La Casa Bianca ha confermato che il governo degli Stati Uniti continua ad escludere la possibilità di una operazione di terra nella regione ma, nonostante questo, gli esperti del Pentagono nelle prossime settimane dovrebbero presentare un nuovo piano di gestione con l’invio di altre truppe. Ma nessuno sa se il lancio di armi sui territori di guerra continuerà o sarà sospeso a scopo precauzionale.

twitter@FDepalo



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter