L’Italia e il Veneto hanno urgenza di aprire una fase letteralmente rifondativa della politica, urgenza che diventa non rinviabile soprattutto per chi non si riconosce nella matrice culturale che pone al centro il potere costituito rispetto alla singola persona.
In Veneto, un gruppo di appassionati della cosa pubblica, liberamente aderendo a un appello lanciato senza preclusioni via web, ha deciso di dare vita a un comitato provvisorio per l’unità popolare e civica veneta, in vista delle prossime elezioni regionali del 2015, riunitosi a Monte Berico (VI) lo scorso 26 settembre.
“Di fronte ad una profonda crisi della politica italiana, al continuo proliferare di partiti, movimenti ed associazioni, – si legge nel comunicato finale – il comitato provvisorio costituito ha inteso e intende superare le divisioni e mettere assieme identità e volontà diverse per costruire dalla base popolare veneta una speranza di nuovo sviluppo economico-sociale e di nuova occupazione per la nostra regione e di vivace difesa delle sue vivaci <comunità intermedie>”
E dall’ “autoconvocazione” di Monte Berico un passo concreto è stato compiuto per superare le antiche aggregazioni e dare spazio a una nuova generazione interessata a dar vita a un nuovo rassemblement politico veneto, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, inserito nel Partito Popolare Europeo.
Il Comitato procederà ad organizzare una “scuola popolare”, aperta a tutti, costituita da almeno tre incontri, per arrivare a comporre un “manifesto popolare” per le elezioni regionali, formato da pochi obiettivi immediatamente declinabili in una nuova azione di governo.
Questo modesto tentativo, ci suggerisce anche qualche contributo per quella rifondazione del “centrodestra”, che si propone di avviare l’affascinante iniziativa del 18 ottobre.
Sul metodo di “unificazione”
Difficilmente la rifondazione del c.d. “centrodestra” potrà avvenire calando verticalmente le maglie di una qualsiasi nuova struttura organizzativa.
Bisogna saper pensare a modelli di partito strutturalmente diversi sia dai tipi della prima Repubblica, sia, soprattutto, dalla aggregazioni personalistiche della seconda, avviando formule nuove di organizzazione politica fondate sulla sussidiarietà orizzontale e sul “realismo”.
Si potrebbe, cioè, avviare una sorta di “network”, in cui convivano, almeno per un periodo di media gittata una pluralità di soggettività diverse, condividendo, per l’intanto, l’ “essenziale” ovvero
a) i contenuti ideali di riferimento e
b) le principali scelte organizzative e di selezione della classe dirigente.
a) Cercare ideali e contenuti comuni. Dunque, la frantumazione attuale dell’area politica che non si colloca “a sinistra” potrebbe cercare unità innanzitutto su alcuni contenuti e in tal senso si potrebbe avviare, anche imitando le migliori tradizioni di alcuni paese europei, una o più “fondazioni” ovvero uno o più “laboratori” (anche territoriali) in cui tutti i vari soggetti presenti si trovino costantemente per cercare giudizi e proposte unitarie nel merito dei concreti problemi da affrontare.
Tale lavoro potrà, innanzitutto,, riprendere con convinzione gli ideali culturali di riferimento, a partire dal principio di sussidiarietà e dalla centralità della persone e delle comunità rispetto allo Stato e all’apparato pubblico, approfondendoli nella diverse matrici culturali e cercando di assumerli come criterio di esame della situazione attuale.
Secondariamente, il lavoro unitario, cui chiedere di partecipare a tutti i soggetti della “frammentazione popolare”, dovrà pervenire, in vista delle scadenze elettorali, anche su scala regionale, a pochi obiettivi di governo da assumere unitariamente.
Un simile lavoro può essere supportato e agevolato anche da appropriati strumenti di partecipazione/condivisione da crearsi sulle piattaforme social, ad esempio aprendo gruppi facebook et similia di dibattito sulle principali tematiche, in cui raccogliere proposte ed esaminare esperienze, cosicché il successivo livello di elaborazione di sintesi e idee abbia come background la ricchezza reale del territorio.
Alcuni obiettivi possono da subito, e ad esempio, essere i seguenti:
– Difesa della vita;
– Quoziente e Fattore familiari;
– Prevedere aree completamente no tax per nuove famiglie tradizionali e nuove imprese, modulando la durata della detassazione alla successiva presenza di figli ovvero alla promozione di nuovi occupati;
– Deducibilità fiscale delle spese per imprese e famiglie;
– Benefici fiscali, contributivi e incentivi per favorire l’occupazione, sostenendo le imprese private profit, nonché le organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici o sociali;
– Conversione dei meccanismi di assistenza dalla elargizione di denaro o servizi al supporto di reti relazionali di prossimità alla persona che è in situazioni di disagio, per passare da un welfare della spesa a un welfare delle comunità; si deve, cioè, favorire che il sostegno alle nuove forme di povertà avvenga innanzitutto sostenendo le forme di solidarietà presenti nella società, ad esempio considerando specificatamente la cooperazione sociale nel Codice degli Appalti, la cui normativa é allo stato penalizzante, nonché equiparando tout court i servizi alla persona del settore no profit ai servizi pubblici degli enti locali e ciò anche ai fini delle esenzioni dalle tassazioni gravanti sui beni strumentali all’attività;
– Passaggio dalla concezione di un “pubblico” che interviene con la spesa a un “pubblico” che sappia liberare risorse e indirizzare il mercato con le “regole” (cfr esempio allegato dei crediti edilizi familiari”;
– Introduzione del meccanismo dei costi standards in tutti i servizi pubblici, specie sociali, sanitari e scolastici per una minor spesa complessiva e il rilancio concreto, con buoni e vouchers, di un pluralismo nell’offerta con un nuovo protagonismo di scuole libere e imprese profit e non profit
– Riduzione della forme di gestione diretta nel pubblico per una pluralità di servizi offerti dal tessuto sociale;
– Investire contro la cultura della sfiducia e, spesso, della disperazione accentuata dalla crisi economica, valorizzando l’offerta educativa e della formazione professionale, attraverso l’esenzione delle istituzioni scolastiche dai tagli e consentendo la piena detraibilità delle rette scolastiche per le scuole paritarie.
– Reale concorrenza negli appalti pubblici per un vero risparmio della spesa e per un pluralismo nella gestione degli appalti che ridia fiato a chi non appartiene agli oligopoli, anche veneti
b) Cercare metodi di selezione dei dirigenti unitari. Il nuovo “network popolare”, composto, almeno in un primo momento, dall’attuale ampio numero di partiti, associazioni, comitati, ecc, deve condividere alcune essenziali linee di metodo di lavoro politico, in modo da saper presentarsi unitariamente alle competizioni elettorali, poi garantendo una omogeneità di azione dei gruppi eletti grazie al primo livello di lavoro unitario sui contenuti di cui al precedente paragrafo.
I primi e principali contenuti metodologici per camminare da subito, pur mantenendo una ampia pluralità nel costituendo “network popolare”, verso una casa comune potrebbero essere:
– Battaglia per la modifica della legge elettorale, per restituire i parlamentari alla nazione;
– Primarie in tutti i comuni per la scelta dei candidati sindaci; primarie per l formazione delle liste regionali e per le elezioni politiche nel caso la legge rimanga invariata (si allega una proposta di regolamento per i comuni);
– Elezione di tutti i livelli di responsabilità politici, con particolare riferimento alle segreterie e direzioni regionali e nazionali;
– Ricambio complessivo e radicale della classe dirigente: chi ha avuto ruoli di potere si metta a disposizione per sostenere una nuova leva;
– Limite ai mandati per supportare il ricambio generazionale e la messa a disposizione delle migliori esperienze;
– Distinzione fra i ruoli nel partito e nelle istituzioni;
– Federalismo politico: la nuova casa comune deve nascere con ampi margini di autonomia territoriale, seguendo i modelli bavarese e catalano. Non c’è federalismo nelle istituzioni se i partiti non sono a loro volta federali!
Domenico Menorello (Popolari per il Veneto)