Che per i fondi azionari e alcuni industriali la scelta di Renzi a favore dell’accordo di libero scambio con gli Usa (Ttip) sia profittevole, non c’è dubbio. Che per alcuni azionisti delle disastrate industrie italiane l’acquisizione di quote da parte della Cina significhi una boccata d’ossigeno con iniezioni di liquidità, non c’è dubbio. Ma questo non significa fare politica economica e non si traduce in un beneficio della collettività italiana. Al contrario, queste operazioni avranno come effetto di ridurre i margini di manovra nazionali e comprimeranno ulteriormente i diritti residui, tanto dei lavoratori quanto degli utenti e dei consumatori. Quanto alla “crescita” queste operazioni hanno un effetto effimero e sicuramente non creano sviluppo. Come ha dichiarato Forchielli: “Ho l’impressione che il nostro sia un atteggiamento da mendicanti. Cediamo aziende e lo celebriamo, come se fosse una vittoria. Invece la verità è che dietro ogni vendita c’è una sconfitta”.
A questo scenario da “mendicanti” si aggiungono fattori esogeni che rendono la tenuta dell’Italia ancor meno credibile. Gli autocrati dei petrodollari hanno deciso di manipolare il prezzo dell’energia facendolo scendere sotto i 90 dollari al barile. L’obiettivo non dichiarato è di colpire il sistema economico della Russia che sotto i 100 dollari al barile rischia di incepparsi. Risultato, ciò non migliora l’economia italiana ma la rende ancor più instabile e appetibile a basso costo per le scorribande acquisitorie arabe e cinesi. Infatti se l’elettricità diventerà al 35% cinese, anche i trasporti aerei e terrestri passeranno di mano verso i qatarini. Prepariamoci anche alla debacle dell’agroalimentare e del sistema sanitario. Intanto, del famoso polo siderurgico italiano l’Ilva parte verso capitali anglo-indiani offerti da Arcelor Mittal.
Aggiungiamo a questo desolante quadro che tra due settimane saranno resi noti i risultati di quei “test sotto stress” (stress test) voluti dalla Bce per valutare la salute delle banche europee. Neanche a dirlo ma il Financial Times pubblica un articolo in cui si anticipa il tracollo dell’intero sistema bancario italiano, “il peggiore dell’eurozona”, nel quale spiccano Mps e le popolari come inevitabili prede di acquisitori stranieri. Saranno ancora cinesi o indiani?
Mentre nulla si è fatto per intervenire sulle superfetazioni finanziarie, la finanza dell’ombra (shadow finance), le misure di rilassamento monetario (cioè la stampa di moneta o QE) sono finite solo nelle mani delle banche e degli speculatori che operano comodamente dai paradisi fiscali. A questo si aggiunge che la politica monetaria di Draghi alla Bce è ormai in mano ai giudici della Corte europea di giustizia e poi passerà a quelli costituzionali tedeschi. Quindi, per i prossimi mesi è finita la festa “espansiva” dell’eurozona. Ciò significa che resta solo il rigore e l’austerità alla quale, il governo tedesco, tenta di mettere una maschera umana. Infatti non è escluso che per la Francia, paese senza il quale non esisterebbe l’eurozona, si troverà un accomodamento benché critico. Invece, per l’Italia del nostro prode fiorentino prepariamoci ad una bella doccia scozzese.
Il messaggio è stato recapitato a Renzi oggi. Atene ha paventato l’ipotesi di uscire dal controllo della Troika. Risultato tonfo della borsa del 10% che ha portato anche Milano al -4%. Tradotto: finché c’è l’Ue e l’eurozona con i trattati e le regole attuali, si deve solo pagare e tacere!