“The lesson learned here is that the defense and security forces that have been supplied ammunition by external nations really don’t have the capacity to maintain custody of that ammunition”. Sono le parole di James Bevan, direttore dell’organizzazione Conflict Armament Research, che ha raccolto e analizzato le munizioni usate dall’Isis in questi mesi di conflitto. Il risultato, si legge sul New York Times, è che ad armare i jihadisti sono Stati Uniti, Russia e Cina.
DA DOVE ARRIVANO ARMI E MUNIZIONI
Grazie alle munizioni raccolte dai ricercatori, o consegnate dai combattenti curdi, in Irak e Siria si è potuto stabilire che le armi in mano ai combattenti dell’Isis sono state prodotte per l’80% dalla Cina e dalla Russia (o ex Unione Sovietica) mentre la parte restante ha origine statunitense (circa il 19%). Com’è possibile? Sempre il NYT spiega che i jihadisti si sono impossessati di armamenti dell’esercito siriano o iracheno con azioni mirate ad attaccare solo le zone strategicamente più ricche di munizioni e artiglieria. Tutto questo, poi, non è avvenuto solo nell’ultimo anno ma, grazie all’analisi delle munizioni si è potuta anche stabilire l’origine cronologica di tali munizioni, come si può vedere dal grafico.
Grafico: New York Times
PRODUZIONE AMERICANA
A partire dagli anni 2000, la maggior parte delle munizioni sono di fabbricazione americana. Sarebbero infatti munizioni fornite dal governo degli Stati Uniti alle forze militari irachene a partire dal 2003 e poi sottratte dall’Isis con operazioni mirate. Parte di queste cartucce sarebbero state prodotte in Missouri, nello stabilimento Lake City Army Ammunition Plant, tra il 2005 e il 2007, mentre un’altra parte proverrebbe dalla Sporting Supplies International, una compagnia americana che vende munizioni di fabbricazione russa.
CINA E IRAN
E così anche le munizioni di origine cinese, circa il 26% del totale, hanno un grosso peso sulle risorse dell’Isis, seppure sia difficile stabilire a chi appartenessero, come ha sottolineato Bevan, anche se si può supporre che fossero in dotazione all’esercito siriano. Tra le munizioni è stata rintracciata anche una piccola percentuale proveniente dall’Iran e prodotte nel 2013. Questo vorrebbe dire che l’Iran ha violato la risoluzione ONU del 2006 (1737) che gli vietava di esportare armi.