Il Fmi ha ridotto le stime di crescita mondiale nel 2015 al 3,8% dal 4% previsto a luglio. La crescita del PIL dell’area Euro è stata rivista al ribasso (da 1,5% a 1,3%). Secondo il Fmi se l’inflazione non migliorerà, la BCE potrebbe aver bisogno di acquistare anche bond governativi. La BoE invece potrebbe aver bisogno di aumentare i tassi di interesse per contrastare l’aumento dei prezzi delle case. Il membro della BCE e capo della Bundesbank Weidmann in un’intervista al WSJ ha ribadito la sua contrarietà al programma di acquisto di ABS.
Negli Usa tassi a lungo termine in calo, con il decennale arrivato al minimo da inizio settembre ed il trentennale al minimo da metà 2013. Ad innescare il movimento il citato aggiornamento del World Economic Outlook del FMI. In un quadro di complessive revisioni peggiorative della crescita, gli Usa hanno rappresentato l’eccezione: per il 2014 la crescita del PIL è stata infatti rivista al rialzo da 1,7% a 2,2%. Con riferimento alle banche centrali lo scenario del FMI ipotizza un contesto di politiche mediamente ancora ampiamente accomandati, con la Fed attesa rialzare i tassi agli inizi del secondo semestre 2015. La reazione degli operatori sta continuando a comportare un calo delle aspettative di inflazione che su un orizzonte decennale sono arrivate a pareggiare il minimo del giugno 2013. La curva continua inoltre ad appiattirsi sul segmento 5-30 anni, segnale quest’ultimo che potrebbe celare il timore degli operatori di un rallentamento della crescita.