Si va diffondendo sempre di più la rozza vulgata che vorrebbe Renzi somigliare ad Amintore Fanfani, padre nobile della nostra Repubblica, democristiano di Arezzo, più volte capo del governo, e segretario nazionale dello Scudocrociato in diverse fasi della vita del partito. Ne discenderebbe da tali minime considerazioni la sconvolgente deduzione, udite udite: Renzi, dopo aver spaccato il PD sarebbe pronto a far rinascere la DC. Le anacronistiche ipotesi di qualche giornalista sonnacchioso e una benevolenza eccessiva di vecchi democristiani, se possono essere verosimili riguardo al temperamento del bulletto fiorentino, sono del tutto fuori luogo per ciò che attiene a cultura politica, ideali, programmi di governo. Un dato reale, per smentire alla radice qualsiasi illazione che vuole Renzi propenso a rifare la DC, vestendo anche la casacca di Fanfani, è la coerenza dello statista di Arezzo che non straparlava promettendo e non realizzando. Anzi! Esempi storici sono la riforma agraria, gli investimenti per la costruzione di case, “piano Fanfani”, il potenziamento delle “partecipazioni statali”, lo sviluppo dei lavori pubblici, vedi “autostrada del sole”, scelte di governo che contribuirono allo sviluppo dell’Italia e al benessere degli italiani in maniera vera e non virtuale. Il punto politico che chiarisce in modo inconfutabile l’impossibilità di accostare il giovane politicante di Firenze con il grande statista democristiano di Arezzo è che Fanfani puntò con decisione a rafforzare organizzativamente la DC, per diffondere la presenza del partito nel Paese, mentre Renzi pensa solo a se stesso, cercando il protagonismo personale dando sostanza a quella deriva plebiscitaria che Berlusconi tentò ma che poi fortunatamente fallì. Sarà così anche per Renzi.
Il parallelismo comunque perde ogni elemento di discussione, se si pensa che un leader democristiano mai si sarebbe sognato di affermare: Il posto fisso nn c’è più o i piccoli partiti sono stati la rovina dell’Italia o ancora non tratto coi sindacati. Dichiarazioni che denotano scarsa cultura democratica e intolleranza per il dialogo e il confronto politico, e una smisurata considerazione del proprio ego, caratteristica del capo ma non del leader. Renzi quando dice: “una piazza non può bloccare il Paese” sconcerta, perché il sindacato non è una concessione di qualcuno ad esistere, ma un organismo riconosciuto dalla Costituzione, voglia o meno, Renzi deve sottostarvi. Grave sarebbe se continuasse ad irridere alle forze sociali dei lavoratori.
Si fa sempre più decisa la convinzione che l’attuale governo è espressione delle forze del capitale, esterne alla politica, ed estranee agli interessi dei lavoratori e della gente comune, nato da una spregiudicata e poco chiara operazione di palazzo. Se un milione di lavoratori scende in piazza e Renzi si permette di dire che “una piazza non può bloccare il Paese”, vuol dire che non ha capito niente di politica, perché quella piazza è una parte del Paese, va rispettata e non insultata. Dichiarazioni simili le può fare Marchionne non il capo del governo.
Papa Francesco in questi giorni ha ricevuto esponenti di Movimenti Popolari del Pianeta, assicurandogli il proprio sostegno nelle battaglie per il riscatto sociale dei più deboli. Renzi si è formato in organizzazioni dello scautismo cattolico, per cui dovrebbe sapere che la Rerum Novarum di Leone XIII del 1891 fu promulgata partendo proprio dal rispetto della dignità dei lavoratori. E’ cambiato anche questo riconoscimento, non conta più? Renzi discetta di precariato, ma sa che al Sud é tragedia? C’è una disoccupazione giovanile che mette i brividi, dove la camorra attinge per le sue azioni criminali, per non dire della povertà che sta distruggendo famiglie ogni giorno. Renzi lasci perdere le forze del capitale e guardi al mondo dei lavoratori.
Il segretario del PD non ha alcuna propensione a raffigurare il suo partito come forza politica della sinistra storica italiana. Televisioni e grandi giornali, nonostante ciò, insistono, ma non hanno fortuna. E allora non riuscendovi, ripiegano sulla stupida subordinata del probabile leader di una DC.2. Non funziona né la prima ipotesi né la seconda. Renzi si sta dimostrando vero uomo di destra, moderna, ma sempre di destra. Non è stata la manifestazione della Cgil a chiarirlo, è stata la Leopolda fiorentina. Fior fiore di imprenditori e finanzieri, noti esponenti del capitalismo internazionale, menavano le danze con la condiscendenza del padrone di casa ed ex sindaco di Firenze. Tutto questo che c’entra con un partito di sinistra o di matrice cattolico/popolare? Poco o niente. Qualcuno però lo deve spiegare bene.
Fanfani, la DC e l’opaco futuro di Renzi
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