Le recentissime elezioni indirette per alcune province e per alcune città metropolitane pongono in evidenza una sorta di groviglio fino ad ora quasi inestricabile tra il paradigma nazionale e comunale del bipolarismo, e i nodi locali che pongono in evidenza sia un potenziale paradigma civico, sia un sostanziale paradigma partitico.
Non si tratta peraltro solo di una questione per così dire limitata alle elezioni indirette locali, perché anche la riforma costituzionale appena approvata in prima lettura dal Senato finisce con il far convivere una sorta di nodo tra il sostanziale bipolarismo sul quale è impostata la legge elettorale per la Camera e l’ ancora incero paradigma per quel che concerne l’elezione indiretta del Senato.
Occorre pertanto seguire con molta attenzione quel che è accaduto e quel che sta accadendo in sede locale perché appare evidentemente necessaria una qualche adeguata e nuova riflessione costituzionale per quel che riguarda la nuova configurazione del Senato ad elezione indiretta.
Nelle elezioni indirette sino ad ora sperimentate in alcune realtà locali, Siamo infatti in presenza della convivenza di tre diversi paradigmi: quello bipolare innanzitutto; quello civico – utilizzato peraltro residualmente -; e infine quello partitico nel quale si affaccia ogni tanto anche una ipotesi tardo-consociativa.
Per quel che concerne il paradigma bipolare classico occorre rilevare infatti che almeno dalla elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle regioni – si sta ragionando – soprattutto in sede nazionale, partitica e comunicativa – di una sorta di avvento in Italia di una cultura bipolare rigida che finisce con l’orientare gli elettori tra centrodestra e centrosinistra, o – come qualche volta si afferma- tra destra e sinistra.
Questo paradigma non sta trovando una automatica trasposizione in riferimento alla elezione di provincie sopravvissute e indebolite, né sta dando vita ad uno schema del tutto limpido per quel che concerne le città metropolitane.
Le più recenti esperienze locali tendono infatti ad essere vissute in termini di paradigma bipolare per così dire classico, ma trovano ostacoli concreti proprio nel meccanismo della elezione indiretta.
Sono infatti prevalenti ma non sempre vincenti gli schemi bipolari classici proprio in riferimento alle nuove provincie e alle nuovissime città metropolitane.
Qualora si consideri che lo stesso giudizio sul Governo in carica e sul cosiddetto “Patto del Nazareno” è rimesso proprio alla coerenza complessiva del paradigma bipolare riferito all’una e all’altra situazione appare evidente l’intreccio tra il paradigma bipolare nazionale e le difficoltà che esso ha incontrato fino ad ora in sede locale.
Ma un paradigma diverso da quello bipolare nazionale potrebbe finire con il favorire una sorta di cultura civica che finirebbe pertanto con il non far per nulla coincidere le scelte locali con il paradigma bipolare nazionale.
Si tratterebbe in questo caso di un sostanziale mutamento della struttura politica italiana rispetto alla evoluzione bipolare nazionale, perché si finirebbe in tal caso con il far prevalere la concretezza dei programmi locali rispetto a quel che apparirebbe come l’astrattezza del paradigma bipolare,perché questo finirebbe con l’essere percepito più in chiave ideologica che programmatica.
Ma l’esperienza locale sta ponendo in evidenza la perdurante forza del paradigma partitico locale nel quale – come è di tutta evidenza- assumono rilievo particolare esponenti politici del territorio non sempre riconducibili né al paradigma civico né a quello bipolare.
Siamo dunque in presenza di un groviglio di paradigmi del quale è opportuno che si prenda consapevolezza appropriata allorché la Camera sarà chiamata a discutere proprio del nuovo modello del Senato ad elezione indiretta.