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La cosa rossa, la sinistra che non c’è di Civati, Vendola e Landini

“La sinistra oggi non c’è e non esiste”. E’ il presupposto della cosiddetta Cosa Rossa, il soggetto politico, rosso, pronto a nascere a dicembre per contrastare il partito renziano che “tutto è tranne che di sinistra”. Ecco dunque come Nichi Vendola, Maurizio Landini e Pippo Civati (forse) lanciano l’alternativa al Pd e alle larghe intese.

COSA ROSSA
Giuseppe Civati, Nichi Vendola, Maurizio Landini: in comune le posizioni sul lavoro, sui diritti e l’opposizione al premier che poi è anche il segretario del Pd. Un problema di contenitori ma soprattutto di temi e valori. “La scissione è una cosa che succede quando qualcuno non è d’accordo con il programma elettorale – scrive Civati sul proprio profilo facebook – In questo caso è Renzi non è Civati”. L’occasione è stata pochi giorni fa l’adunata di Piazza Santi Apostoli, a Roma alla manifestazione “Fate il lavoro, non fate la crisi” organizzata da Sel. “Fiducia sul Jobs act? Sarebbe un gesto che tradisce una debolezza straordinaria. Vorrebbe dire che Renzi non ha convinto nessuno”, accusa Civati prima di abbracciare calorosamente il governatore della Puglia.

DIRITTI E LAVORO
Punto di partenza il diritto al lavoro. Il ragionamento di Vendola è che c’è un mondo intero pronto ad nuova coalizione per diritti e lavoro. La sinistra, sottolinea, è nata per “mettere assieme dignità, sicurezza, diritti e lavoro”. Aprendo di fatto il cantiere di una nuova cosa rossa che verosimilmente potrebbe essere denominata Leopoldo, pronto a battagliare non solo sul job’s act ma sull’inter infrastrutturale e riformista che passa dal tfr in busta paga e dall’abolizione dell’articolo 18. L’obiettivo è puntare a raggruppare tutte quelle energie che, ad esempio alle ultime elezioni europee, hanno permesso alla Lista Tsipras di ottenere tre seggi (Maltese, Spinelli e Forenza) nonostante il poco tempo e i pochissimi mezzi finanziari a disposizione.

SINDACATI
E’ stato il tramite attraverso il quale far pervenire i messaggi dell’ala intransigente del sindacato alla cabina di regia del Nazareno. Poi la segreteria renziana lo ha di fatto tranciato e oggi Maurizio Landini guarda a Vendola e Civati per ricompattare un fronte alternativo alle velleità democratiche e socialiste. La rottura ufficiale con le forze sociali il premier lo ha consumato già mesi fa, ma adesso tutti hanno compreso come sia la Fiom che la Cgil procedono (e procederanno) su binari diversi rispetto a quelli di Renzi, nella consapevolezza che non potranno incontrarsi. Ma l’agenda di Landini per domani prevede un appuntamento significativo, ovvero l’incontro con Renzi a Palazzo Chigi: “Noi speriamo che si faccia una discussione vera e che non ci siano forzature nei decreti” ha detto il sindacalista, aggiungendo che la Cgil si presenterà a quel tavolo avendo proposte su tutto, non solo su quello che vuole Renzi.

SEL
Intanto è Sel a passare ufficialmente agli annunci. “Oggi inizia un processo politico. Siamo pronti a una nuova coalizione per i diritti e per il lavoro” ha detto il leader pugliese. E ancora: “La sinistra oggi non c’è e non esiste, non è nata per difendere i privilegi dei dominatori”. E su facebook aggiunge che dal palco romano ha visto una piazza “bellissima pronta a scrivere a più mani la storia di un paese che vogliamo moderno, solidale, libero dalla paura, dalle ingiustizie, dalla povertà. Da domani siamo a disposizione per una coalizione dei diritti e del lavoro. Necessaria e non rinviabile”.

NO LARGHE INTESE
Dalle collonne del Manifesto attacca a testa bassa Renzi colpevole di dire “tutto e il contrario di tutti: sta con Hollande ma anche con Cameron, dice alla Merkel non trattarci come scolaretti ma poi come uno scolaretto dice rispetteremo il vincolo del 3%”. Il suo princiale neo? Secondo Vendola il fatto che il programma dei suoi mille giorni “è però scandito dalla destra che governa con lui: all’inizio c’è un colpo ai diritti sociali con le regole del mercato del lavoro, in coda forse arriverà una parvenza di diritti civili”.

TIMING
Perché a dicembre? Semplicemente in quanto a fine anno ci sarà da discutere (animatamente) della legge di stabilità e sarà quello il momento più propizio per battezzare il nuovo soggetto politico. Già pronta una forma di interlocuzione con il mondo grillino, con cui era stato lo stesso Civati a dialogare per primo sin dal battesimo del nuovo Parlamento lo scorso anno.

twitter@FDepalo

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