Il 20 Ottobre il governo americano ha deciso e imposto il divieto di accesso negli Usa per 6 cittadini europei. Si tratta di funzionari dello stato ungherese e di imprenditori. La decisione unilaterale, che in base alla proclamazione presidenziale del 2004 non richiede prove e non è appellabile, è la stessa che era stata già adottata nei confronti di numerosi cittadini ed esponenti pubblici e privati della Russia nel quadro degli eventi ucraini. Le persone colpite si ritengono responsabili di “condotte nocive degli interessi americani”. Tra queste è prevista anche la corruzione. Come sappiamo, “condotte nocive” possono anche essere quelle imputate alle banche europee che non hanno rispettato le sanzioni americane (ad esempio il caso di Bnp) oppure di imprese “scomode” perché non allineate al Sistema. Proprio dopo la megamulta di 9 miliardi imposta dagli Usa alla banca francese Bnp, il Ceo della Total, Christophe de Margerie, aveva dichiarato che “il fatto che la quotazione del barile sia in dollari non impedisce affatto che il pagamento avvenga in euro”. Christophe de Margerie è morto ieri a Mosca in un incidente aereo che è oggetto di più inchieste penali (numerosi sono i sospetti).
Il 2 Ottobre scorso, Victoria Nuland pronunciava un fastidioso discorso sui pericoli che minacciano l’Europa centro-orientale mentre il vice di Obama, Joe Biden, intervenendo con una lezione all’università di Harvard ha fatto chiarezza sulla “intrusività” della politica estera americana nelle decisioni di altri paesi sovrani. In particolare, Biden ha fatto riferimento alla sanzioni contro la Russia che “sono state estorte ai paesi europei”. Probabilmente sia la Nuland sia Biden hanno detto delle verità.
Il 23 Settembre, il presidente Barack Obama in un discorso pubblico aveva comparato l’Ungheria alla Russia come esempi di “minacce alla società civile”. Ma la Nuland è andata ben oltre. Seguono alcune citazioni dal suo discorso:
“Anche se raccolgono i benefit della Nato e dell’appartenenza all’Ue, troviamo leader nelle regioni che sembrano aver dimenticato i valori su cui sono basate queste istituzioni”;
“Così oggi chiedo ai loro leader: come potete dormire di notte sotto la vostra coperta dell’Articolo 5 della Nato mentre spingete la democrazia illiberale … limitando la stampa libera o demonizzando la società civile?”
[Nell’Europa orientale ci sono] “cancri gemelli di ricaduta democratica e corruzione”, [che creano] “buchi che danneggiano la loro sicurezza nazionale”;
“Il modello universale da seguire per tutto il mondo, è l’applicazione della formula del trionfo ucraino di cui ognuno può godersi i frutti”.
Il discorso di Victoria Nuland conferma la tendenza all’accelerazione degli eventi nel quadro di uno sforzo coordinato e concentrico di difesa del Sistema. Leggendo il pensiero della Nuland emerge che nemici del Sistema sono tutti coloro che non difendono le sorti del dollaro – quindi chiunque si azzardi a pensare di usare un’altra moneta per le transazioni internazionali – e quelle del modello “colorato” di democrazia, e che non siano allineati alle pretese di scurezza americane. Insomma, la Nuland si rivolge direttamente all’Ue, alla Russia e alla Cina dimostrando che gli Usa sono più che mai pronti e determinati ad arrivare ad uno scontro globale. Si tratta di un discorso minaccioso e fastidioso, sia perché porta le situazioni all’estremo sia perché interferisce pesantemente nella politica interna di paesi terzi e finanche alleati. D’altra parte, la “politica di Sistema” è quella bi-partisan della sicurezza nazionale che con la presidenza Obama si è rafforzata, sostituendosi alla politica.
Ai più Victoria Nuland, numero due della diplomazia americana e moglie del falco neocon Robert Kagan, dice poco. Forse qualcuno ricorda quel “Fottiti Ue” che ha portato all’umiliazione della diplomazia europea e allo scontro con la Russia sulla questione dello status del’Ucraina. Allieva e pupilla della maestra di anti-europeismo scientifico, Madelaine Albright, una profuga ebraica ungherese che fu il segretario di stato di Bill Clinton, Victoria Nuland è nipote di Meyer Nudelman, un profugo ebraico arrivato dalla Russia a New York nel 1935. Quanto a Kagan, una star tra gli esperti della Brookings, è stato consigliere ascoltato di Dick Cheney (potente vicepresidente di George W. Bush), ed è diventato noto al pubblico nel 2012 con la pubblicazione del suo “Il mondo che l’America ha creato”. La sua tesi di fondo è che il “mondo americano” dalla Seconda Guerra mondiale ricalca lo stile dell’Impero britannico incentrato su “libero commercio”, “istituzioni democratiche”, “liberalismo”, e difeso da un “potente ordine militare”. La conclusione, quasi profetica, suggerisce che l’azione americana deve concentrarsi su tre pilastri – politica, economia e sicurezza – attraverso la rapida espansione del potenziale offensivo militare che, a suo dire, è l’unico modo per contrastare il disfacimento dell’ordine mondiale minacciato dal lassismo “liberale”.