I tumori sono una delle principali cause di morte al mondo, la seconda più frequente nei paesi sviluppati. Ogni anno muoiono per tumore circa 8 milioni di persone. Il doppio di quanti muoiono a causa delle tre più devastanti malattie infettive messe insieme, AIDS, Malaria e Tubercolosi. Non c’è da stupirsi quindi se i ricercatori dedichino molti sforzi per comprendere i meccanismi alla base dello sviluppo e diffusione del tumore.
Nonostante molto sia stato fatto, costantemente assistiamo a nuove scoperte che modificano il nostro modo di vedere la cellula tumorale e che ci permettono di sviluppare nuovi approcci terapeutici e metodi più sensibili per diagnosticare il tumore nelle sue fasi iniziali. Ma queste ricerche ci insegnano anche come funzionano le nostre cellule e il nostro organismo.
Per quanto riguarda il tumore il modello prevalente è che mutazioni in geni specifici siano alla base dell’insorgenza della malattia. Negli anni sono stati identificati due classi di geni, oncogeni e oncosopressori, che rispettivamente promuovono e impediscono la formazione dei tumori e la cui mutazione è un segno distintivo della cellula tumorale. Il modello perciò pone il DNA al centro del processo tumorale. Dati recenti tuttavia suggeriscono che il DNA non sia tutta la storia.
Ad esempio un lavoro pubblicato sull’ultimo numero della rivista Cancer Cell suggerisce che piccole molecole di RNA prodotte dalle cellule tumorali siano in grado di conferire alle cellule sane la capacità di formare tumori in assenza di mutazioni geniche.
Ogni cellula rilascia nell’ambiente circostante vescicole contenenti una serie di prodotti di scarto, rifiuti del metabolismo cellulare. Queste vescicole contengono anche piccoli RNA in grado di regolare e modificare l’espressione dei geni. Come facile attendersi, le vescicole prodotte dalle cellule tumorali contengono piccoli RNA differenti da quelli rilasciati dalle cellule normali.
I ricercatori propongono che le vescicole possono venir considerate non solo come dei sacchetti della spazzatura ma anche come dei mezzi tramite i quali le cellule comunicano tra loro. Infatti, se le cellule normali vengono esposte a vescicole prodotte da cellule tumorali acquisiscono proprietà tumorali e conseguentemente la capacità di formare tumori quando iniettate nei topolini. Anche se il loro DNA non muta. Ad esempio, piccoli RNA prelevati dal sangue di 11 donne con tumore al seno hanno conferito a cellule normali la capacità di formare tumori nei topolini. Un risultato importate che è stato reso possibile anche dalla sperimentazione animale, un tipo di sperimentazione fortemente ostacolato in Italia.
Difficile al momento pensare ad un approccio terapeutico che sfrutti questa scoperta. Più facile pensare allo sviluppo di una metodica di analisi non invasiva che misurando la presenza di questi piccoli RNA nel sangue permetta una diagnosi precoce del tumore.
La ricerca costantemente aumenta la nostra comprensione del materiale vivente offrendoci nuove possibilità di diagnosi e terapia di malattie importanti. Finanziare la ricerca non è solo un modo per rispondere alle aspettative dei pazienti. E’ anche un ottimo sistema per favorire lo sviluppo dell’economia permettendo lo sviluppo di nuove industrie che producono e commercializzano famaci o kit diagnostici o strumenti prima impensabili. Negli ultimi 80 anni i soldi investiti per finanziare la ricerca di base sono stati i più fruttiferi e sono stati alla base del successo dell’economia americana. Un insegnamento di cui i nostri politici dovrebbero far tesoro. E che invece viene ignorato, finanziaria dopo finanziaria.