Ancora? Susanna Camusso insiste e, complice la platea del Ces, cioè del sindacato europeo, ha accusato il premier Matteo Renzi di perseguire il disegno perverso della Lady di Ferro. E di rappresentare una riedizione del «liberismo europeo», quello, manco a dirlo, «di madame Thatcher». Segno che il segretario generale della Cgil è a corto di argomenti perché l’analogia tra la figlia del droghiere e l’ex sindaco di Firenze è decisamente debole, se non controproducente dal suo punto di vista.
Intanto il ventennio conservatore ha permesso al Regno Unito di tornare una potenza dopo anni di crisi, disoccupazione e decadenza. Quindi, all’elettore e lavoratore medio, magari distratto ma affamato di cambiamento e di buone notizie, dire che in Italia c’è un governo decisionista potrebbe suonare come un auspicio. E non è questo l’intento di Camusso.
Seconda osservazione, l’era del liberismo europeo non esiste. L’unico Paese dove è stata applicata una politica liberista è stato proprio il Regno Unito. Da altre parti ci sono stati aggiustamenti. Da noi, invece, niente è cambiato, se non nella politica che in quegli anni ha dato spettacolo con l’esplosione di nuove tensioni politiche più di forma che di sostanza (Psi di Craxi contro Pci e una parte di Dc; Pci alle prese con un mutamento lento e incompleto); riforme a metà e debito pubblico – poco liberisticamente – in rapida crescita.
Terza osservazione, Margaret Thatcher non aveva un buon rapporto con l’Europa. Voleva trarne massimo vantaggio, senza far pagare il suo Paese. Rinegoziò senza sosta le quote che Londra pagava a Bruxelles. Uno dei suoi celebri discorsi sul tema (citazioni si trovano facilmente in rete) è intitolato “I want my money back”. Voglio i miei soldi indietro. Lei ci riuscì. Il governo italiano, invece, (e non per colpa di Renzi) ha qualche difficoltà a fare valere le sue ragioni in Europa.