Lui, lo dice apertamente, con i matrimoni gay non è d’accordo. Ma dice anche che non è la sua opinione a contare bensì quella del Parlamento. Umberto Di Primio, avvocato, sindaco Ncd di Chieti e responsabile delle politiche per il personale e le relazioni sindacali dell’Anci, invita deputati e senatori ad affrontare con coraggio il vuoto normativo sui diritti civili che caratterizza questo Paese. Un vuoto che ha portato il ministro dell’interno Angelino Alfano, leader di Ncd, a intervenire per bloccare le registrazioni delle nozze gay che avvengono nei Comuni, attirandosi un’ondata di polemiche.
Sindaco, come si comporterà nei confronti della circolare di Alfano?
A Chieti non ho avuto alcuna richiesta ma se accadrà non trascriverò nessun atto di matrimonio tra persone dello stesso sesso. Lo dico senza alcun pregiudizio o remora mentale. L’articolo 29 della Costituzione riconosce i diritti della famiglia fondata sul matrimonio. In Italia essi non sono celebrabili tra persone dello stesso sesso. Da sindaci, noi dobbiamo rispettare la legge e non farci interpreti di essa creando pittoreschi albi dove trascrivere matrimoni che non esistono per la legge. Non tocca a noi decidere.
E a chi tocca decidere?
E’ il Parlamento l’organo deputato a colmare questo vuoto normativo. Esiste un problema di riconoscimento delle coppie di fatto soprattutto per quanto riguarda il regime patrimoniale. Serve una norma che le tuteli, a prescindere dal loro sesso. E poi, se anche Papa Francesco invita a parlare di matrimoni gay, perché non lo deve fare il Parlamento? Si abbia il coraggio di entrare in aula e normare la materia.
Cosa pensa dei suoi colleghi sindaci ribelli che hanno deciso di disobbedire ad Alfano?
Ognuno fa quello che vuole nel suo Comune ma tengo a sottolineare che sono una minima parte quelli che ad oggi hanno deciso di trascrivere questi matrimoni. Il problema vero è il riconoscimento del diritto. E questo è lontanissimo da una trascrizione.
Alfano ha detto che il matrimonio è solo tra uomo e donna. Condivide?
La mia opinione personale è la stessa del ministro Alfano ma da sindaco, se ci fosse una norma che consentisse il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la rispetterei.
Sia Alfano che “le sentinelle in piedi”, i gruppi di persone che armate di libri hanno manifestato a favore del matrimonio tra uomo e donna, sono stati travolti dalle critiche. Perché secondo Lei?
Non capisco perché in questo Paese se si difende il matrimonio tradizionale si è considerati dei retrogradi, se si trascrive un atto inesistente si diventa innovatori lungimiranti. In realtà non sono sempre quelli che gridano di più che hanno ragione, bisognerebbe chiedere al Paese reale cosa ne pensa. Forse, non ci si rende conto che rinnegando le nostre radici culturali e cristiane, si rischia di vedere prevalere culture e religioni che finirebbero per cancellare le nostre.