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Referendum anti austerità, le 4 lezioni di un insuccesso

Nessun quesito referendario ha superato le 500mila firme. Non è una buona notizia quella che arriva dal comitato promotore dei referendum anti Fiscal Compact. E non è neppure una buona notizia per Formiche.net che ha cercato, per quanto ha potuto, di informare sull’iniziativa referendaria.

Mentre altri criticano a parole l’austerità, 16 intellettuali sono passati dalle parole ai fatti. Non hanno raggiunto l’obiettivo, ma vanno comunque elogiati e apprezzati per il coraggio, la caparbietà e la serietà. Anche perché hanno sfidato diffidenze e dubbi anche di molti addetti ai lavori che ritenevano incostituzionali i referendum.

A cose fatte, si possono trarre alcune lezioni dall’insuccesso.

Prima lezione: l’istituto referendario è divenuto fiacco forse perché inflazionato e la soglia delle 500mila firme è forse troppo alta.

Seconda lezione: non è bastato l’appoggio di una rodata organizzazione come la Cgil per centrare il successo, a riprova che neppure le grandi confederazioni hanno le capacità di mobilitazione del passato.

Terza lezione connessa alla seconda: come avevamo notato, è stato un errore “appaltare” il referendum al sindacato guidato da Susanna Camusso; l’iniziativa è diventata di fatto di sinistra quando invece era traversale, come era nata, vista la composizione del comitato promotore guidato dall’economista Gustavo Piga.

Quarta lezione: i vari movimenti di centrodestra che in vario modo blaterano contro il Fiscal Compact e l’austerità avevano un buon modo per proseguire con gli atti la loro politica. Ma, seppur sollecitati dai promotori, si sono defilati a parte qualche sparuta eccezione. C’è chi non si è voluto accodare al carro già partito guidato da Cgil, Sel e minoranza Pd. C’è chi è stato fermato dal proprio leader, che ha voluto così evitare di essere bollato come anti Draghi o anti Merkel. E chi ha proprio snobbato l’iniziativa: d’altronde, meglio chiacchierare in qualche salotto tv che allestire banchetti in estate per raccogliere le firme.

I referendum anti austerità dunque non si celebreranno. Si è celebrata di sicuro l’ignavia e la pochezza di buona parte dell’élite italiana.


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