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Timori e richieste di Italia Nostra sulle rinnovabili in vista del Consiglio europeo

Il 23 e 24 ottobre al Consiglio Europeo si decideranno gli obiettivi definitivi al 2030 per le Rinnovabili. Fissarne di nuovi e più impegnativi di quelli già esistenti trova la contrarietà di alcuni addetti ai lavori perché con 6 anni di anticipo siamo già 10 punti oltre quelli fissati al 2020. Italia Nostra ha elaborato dei dati che lo dimostrano e presentano chiaramente a quali rischi si va incontro per il nostro paesaggio e per i conti statali.

LE STIME DI ITALIA NOSTRA

Il Gruppo Energia di Italia Nostra ha elaborato una stima secondo la quale quest’anno il prezzo ottenuto dalla vendita sul mercato all’ingrosso (che, come media, negli ultimi mesi è oscillato intorno ai 50 euro al MwH) di tutta l’energia elettrica prodotta in Italia (che quest’anno dovrebbe persino essere inferiore ai 280 TWh del 2013) sarà probabilmente inferiore al costo dei soli incentivi diretti che si pagheranno alle rinnovabili. Basta infatti moltiplicare 280 milioni per 50 euro, per ottenere un prodotto di 14 miliardi, che rappresenta verosimilmente il presunto tetto massimo di spesa del 2014 per acquistare sul mercato tutta l’energia elettrica italiana.

LA PRODUZIONE 2014

Quest’anno, la produzione totale da rinnovabili dovrebbe essere in totale circa il 36% del fabbisogno (l’anno scorso è stato il circa il 33%, dato ancora ufficioso). E si ricorderà che il rapporto obbligatorio per l’Europa per il 2020 era il 26,39%.

LE PAROLE DI MARCO PARINI, PRESIDENTE DI ITALIA NOSTRA

“Dall’ultimo rapporto dell’AEEG – sottolinea Marco Parini, Presidente Italia Nostra – si stima che per l’anno 2014, i costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili siano pari a circa 12,5 miliardi di euro, di cui circa 12 coperti tramite la componente A3, cioè a carico di famiglie e imprese. Ma non è finita qui perché nel contatore del GSE mancano il ritiro dedicato e lo scambio sul posto, di un valore presunto nell’ordine di 500 milioni, che porterebbero il totale a 13 miliardi di euro, infrangendo il tetto massimo di spesa già nel 2014, quando la produzione da FER sarà verosimilmente prossima al 36% del fabbisogno elettrico italiano, cioè già ora ben 10 punti percentuali in più rispetto a quel 26,39% che ci chiedeva l’Europa per il 2020. Eppure si continua ancora a scialacquare risorse ingentissime per aumentare la produzione da FER elettriche senza neppure più obblighi normativi di sorta”.

UN DATO ALLARMANTE

Ma dall’analisi del Gruppo Energia di Italia Nostra emerge un altro dato allarmante che sottolinea come ci sia poca chiarezza sulle cifre comunicate e legate agli incentivi. Riesaminando il documento AEEG e mettendolo a confrontando alcuni dati ci si è resi conto che dalla stima dei 12,5 miliardi per il 2014 mancano altre voci di spesa legate alle diverse forme di incentivi che porteranno certamente, conti alla mano, a sfondare il tetto dei 15 miliardi di euro nel 2016. Infatti, a parità di ogni condizione attuale ed al netto degli impianti che nel frattempo saranno costruiti ed incentivati, nel 2016 si supererà, solo per l’incentivazione delle FER elettriche, la spesa di 15 miliardi, ovvero l’uno per cento dell’attuale PIL italiano.

NUOVI VINCOLI SAREBBERO UN SUICIDIO

“Ma c’è una cosa – sottolinea ancora Parini – che da ambientalisti ci preoccupa molto. C’è chi vorrebbe che sotto la Presidenza Italiana del semestre europeo al prossimo Consiglio Europeo il 23 e 24 ottobre venissero fissati dall’Europa nuovi e più elevati obiettivi vincolanti per la produzione da rinnovabili al 2030: sarebbe un suicidio! Ci troveremo, infatti, con una ulteriore massiccia pioggia di pale e pannelli su territori fragilissimi e pregiati come i crinali appenninici e le coste marine. Un danno enorme per il nostro paesaggio”.

UNO STRAVOLGIMENTO INELUTTABILE

Infatti, se in Italia si montasse lo stesso potenziale eolico installato in Germania (il triplo rispetto al nostro), nessuna montagna e le nostre coste meravigliose potrebbero sfuggire ad un destino ineluttabile di stravolgimento, modificando con ciò tutta la percezione del nostro Paese. Questo perché in Italia il pochissimo – e perciò costosissimo – vento utile per gli impianti eolico-industriali si può ricavare solo sulle cime dei crinali o intercettandolo in mare visto che non abbiamo vaste pianure aperte ai venti marini come nei paesi del Nord Europa. Del resto – sottolinea il Gruppo Energia di Italia Nostra – anche in Germania, dove pure le pale eoliche vengono prodotte, emergono giorno per giorno, di fronte all’evidenza, critiche sempre più radicali verso la svolta energetica incentrata sulle rinnovabili elettriche non solo da chi ama il paesaggio e l’ambiente, ma anche da organismi istituzionali, come ad esempio l’EFI, il comitato di esperti per la ricerca e l’innovazione insediato dallo stesso governo tedesco.



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