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Tutte le reazioni dopo la chiusura del Sinodo

“La pubblicazione dei voti ottenuti in Sinodo da ognuno dei 62 paragrafi del documento finale dà due informazioni sensibili: che c’era nell’assemblea una resistenza alle novità papali più impegnative valutabile a un terzo dei votanti; e che c’era tra i resistenti uno zoccolo duro che si oppone anche alle novità di minor peso, un’opposizione a pelle che si attesta intorno al dieci per cento dei votanti”. A scriverlo è oggi sul Corriere della Sera Luigi Accattoli, commentando il risultato delle votazioni di sabato pomeriggio sulla Relatio Synodi, il documento che Papa Francesco ha voluto fosse immediatamente diffuso, con tanto di paragrafi formalmente bocciati (dove non s’è raggiunta la quota dei due terzi) e numero dei placet e non placet.

IL CARDINALE TAGLE: “IL SINODO NON E’ UNA BATTAGLIA”

E’ la fotografia di una contrapposizione netta tra due schieramenti, che pure il cardinale Luis Antonio Tagle minimizza nella sua intervista alla Stampa, negando invece quanto qualche giornale anglosassone aveva evidenziato nel fine settimana: “Secondo me non è stata affatto una sconfitta del Papa. Non credo proprio che si possa definire così quanto accaduto con la votazione della Relatio Synodi. In un processo sinodale gli elementi più importanti sono l’ascolto e la libertà di esprimere le diverse opinioni sulle situazioni che si presentano”. E ancora, aggiunge il porporato filippino, “il Sinodo non è una battaglia né il frutto di una strategia. Forse per qualcuno magari potrà anche esserlo stato, ma questa non è la prospettiva del Sinodo”.

“LE QUESTIONI RESTANO APERTE”

Quanto ai temi più sensibili e controversi, quelli su cui la maggioranza qualificata non è stata raggiunta, Tagle precisa che trattasi di questioni che “restano aperte. Questo Sinodo straordinario era solo una tappa del cammino. La questione della pastorale verso le persone divorziate risposate e l’approfondimento sulla possibilità di ammetterli ai sacramenti, in certi casi, in certe situazioni e a determinate condizioni, è stata riportata chiaramente nel testo finale”.

“E’ STATA APERTA UNA STRADA, LE PORTE NON SONO PIU’ CHIUSE”

Anche il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della conferenza episcopale tedesca, ha le idee chiare sul Sinodo che s’è appena concluso. Le illustra in un colloquio con Repubblica: “E’ stata aperta una strada. Io sono un uomo che vede le cose in maniera positiva. Dobbiamo pensare a come sarà la situazione nella chiesa nei prossimi 2-3 anni. E il Sinodo ha affrontato temi difficili, che mai sono stati discussi così liberamente”. Quel che è importante, aggiunge Marx, “è che ora le porte non devono rimanere più chiuse. E ho notato che su determinati temi la Chiesa tedesca non è sola, ma ci sono altri episcopati che si battono per le stese prospettive. I nostri argomenti sono presenti ovunque. Vedo allora il bicchiere mezzo pieno, sempre”.

I CONSERVATORI PREOCCUPATI

Tra i conservatori, ora, c’è il timore di finire come Ottaviani. Maria Antonietta Calabrò scrive sul Corriere della Sera che “il clima che si respirava ieri nel fronte conservatore era un misto di soddisfazione e di preoccupazione. Innanzitutto perché manca un anno all’appuntamento con il Sinodo che voterà gli orientamenti definitivi e e tra dodici mesi il gruppo dei porporati che hanno ingaggiato battaglia potrebbe essere dispero. E secondo, perché il Papa è come una goccia che scava la pietra: non demorde”. E sul Corriere, l’editoriale di prima pagina firmato da Ernesto Galli della Loggia pone alcune domande alla Chiesa dopo la chiusura del Sinodo.


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