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Così Wall Street rafforzerà le sue difese dagli attacchi cyber

Gli ultimi furti di milioni di dati informatici ai danni di JPMorgan Chase e altre istituzioni finanziarie stanno spingendo le autorità federali e statali americane a fare pressione su Wall Street perché alzi le difese contro gli hacker.

IL MONITO A WALL STREET

I crescenti attacchi cyber preoccupano non poco l’Amministrazione Obama, come spiega il New York Times, citando alcune fonti che vedono il Dipartimento del Tesoro in prima linea in questa nuova crociata.
In una cena tra i vertici dell’authority finanziaria dello Stato di New York (che ha anche inviato una lettera di chiarimenti sulle procedure) e i capi di molti giganti del credito come JpMorgan, Bank of America e Deutsche Bank, è stato chiesto di riflettere sulla possibilità di adottare nuove misure che rafforzino i sistemi di sicurezza e forniscano maggiori garanzie dai venditori sull’adeguatezza o meno delle loro difese anti-pirati, oltre ad agire sui propri sistemi di sicurezza e protezione dei dati.
Non solo. La Sec, l’autorità che vigilia sulla Borsa, ha dato il via ad audizioni con 50 società finanziarie per fare il punto sullo stato delle loro protezioni cibernetiche e delle pratiche adottate. Stesso lavoro, rivolto però a circa 500 realtà analoghe più piccole, lo porta avanti la Fira, altra autorità di controllo sull’industria finanziaria.

L’ULTIMO ATTACCO A JPMORGAN

L’iniziativa, che rappresenta una sorta di ammissione indiretta dello stato di vulnerabilità in cui versa il sistema finanziario statunitense, arriva a poco tempo da un nuovo caso che ha scosso gli Usa e che ha riguardato proprio JPMorgan. A inizio ottobre nomi, indirizzi e numeri di telefono di circa 76 milioni di conti personali e sette milioni di imprese sono trafugati dal sistema dell’istituto, spingendo il governo a reagire.

LE ACCUSE ALLA CINA

La difesa dello spazio cibernetico – nel quale operano compagnie specializzate come iSight – è diventato uno degli obiettivi principali dell’Amministrazione, che ne ha fatto una priorità anche nei rapporti diplomatici. Di recente è stata l’Fbi a lanciare l’allarme contro il governo cinese, reo di sostenere gruppi di hacker con l’obiettivo di attaccare aziende Usa. Mentre lo scorso maggio gli Stati Uniti accusarono Pechino di aver violato i sistemi informatici di cinque aziende americane – Alcoa, Allegheny Technologies, SolarWorld, US Steel e Westinghouse Electric – e del sindacato dei lavoratori dell’acciaio per rubare segreti industriali. Fu la prima volta che Washington addebitò un reato come questo a un governo straniero, in un clima già arroventato dalle rivelazioni della talpa Edward Snowden che diedero vita al Datagate.

I DATI

Le misure volute dagli Usa sono giustificate dai numeri. Solo negli ultimi dodici mesi – riporta USA Today – secondo dati diffusi dall’Fbi, negli Stati Uniti sono stati “rubati” oltre 500 milioni di dati e informazioni finanziarie, con circa 110 milioni di cittadini americani colpiti.



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