Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Due chiacchiere con Carlo Cottarelli

Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori e dell’autore, la lettera aperta di Riccardo Ruggeri uscita sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Caro Carlo,

nei giorni scorsi, Italia Oggi ha pubblicato un cameo ove riassumevo i profili professionali dei tre Commissari alla Spending Review che si sono succeduti, con tre approcci diversi: «omeopatico», «feroce», «professionale», facevo una serie di considerazioni e ti preannunciavo una delle due domande che ti avrei fatto nella nostra intervista programmata.

Eccola: «Perché avere un Commissario alla Spending Review se la sua attività, fatta in modo professionale, renderebbe impopolare il Premier?».

Caro Riccardo, per rispondere alla tua domanda non mi resta che contestare la tua premessa, cioè che non si possa riformare la spesa senza diventare impopolari. Naturalmente, ridurre la spesa dà fastidio a qualcuno. Non deve però dare necessariamente fastidio a tutti. Anzi, se si utilizzano i risparmi della revisione della spesa per ridurre le tasse e per far ripartire l’economia, alla fine tutti ci guadagnano. Credo che sia questo che sta cercando di fare questa Legge di Stabilità attraverso l’individuazione di quelle che sono essenzialmente misure di maggiore efficienza. Molte delle cose che sono contenute in questo disegno di legge derivano dal lavoro della revisione della spesa (come i risparmi sugli acquisti di beni e servizi o la riduzione della spese per la difesa). Credo anche che le Regioni, per raggiungere il contributo loro richiesto, dovranno ridurre gli sprechi nel settore della sanità (il che non vuol dire tagliare servizi sanitari ma rendere questi servizi più efficienti).

Certo la legge di stabilità non contiene tutte le cose che erano state individuate nel corso della revisione della spesa. Per esempio manca la razionalizzazione della presenza dello Stato sul territorio o un miglior coordinamento delle forze di polizia. Queste riforme sono però state inserite nella legge delega sulla riforma della pubblica amministrazione. Il percorso sarà più lungo di quello che speravo, ma l’importante è che queste cose, alla fine, si facciano. Insomma, si sta andando avanti. Da tecnico è per me facile fare delle raccomandazioni. Spetta ad altri prendersi la responsabilità di decidere e di occuparsi della «execution». Tutto sommato quello che questa legge di stabilità fa mi sembra un ottimo inizio Occorrerà proseguire su questa strada, anche se alcune decisioni potranno apparire nel breve periodo poco popolari.

Fra pochi giorni rientri negli Stati Uniti, a Washington dove si decidono i destini del mondo (secondo me è sempre meno vero e le leadership americane lo fanno sempre peggio). Negli Stati Uniti ci ho lavorato molti anni, ogni anno ci passo un periodo per studiarvi i trend, insomma per me è una seconda patria. Permettimi una considerazione personale. Immagino che torni deluso da quest’anno «italiano», non per l’eccellente lavoro di analisi che hai fatto, ma per l’attività di execution che di certo non ti competeva ma che ti attendevi. Negli ultimi 40 anni ho sempre visto lo stesso trend: le novità socio culturali che coglievo negli Stati Uniti si ripetevano anni dopo in Italia. Tu mi leggi ogni giorno e sai che sono convinto che la strategia delle élite occidentali al potere verso i loro popoli sia sciagurata: «impoverire la classe media, sedare quella povera». Sono convinto, caro Carlo, che si sia invertito il verso, quello che tu hai visto e subìto in Italia fra qualche tempo sbarcherà là. Noi siamo più avanti (solo la Grecia ci supera) nell’azione di «impoverire-sedare», ma presto ci raggiungerete. Quale il tuo pensiero?

La situazione dei paesi avanzati non è facile. Quando la più grave crisi economica dagli anni Trenta li ha colpiti nel 2008 avevano, nel loro complesso, un debito pubblico molto elevato. Per effetto della crisi, il debito pubblico è ora al livello più alto degli ultimi 150 anni (tranne un breve periodo verso la fine della seconda guerra mondiale). Questa situazione ha portato alla necessità di porre in essere politiche di riduzione del deficit e del debito, le cosiddette politiche di austerità o, come dici tu, di impoverimento. Il problema è oggettivamente difficile da risolvere ed è frutto di scelte sbagliate fatte in passato (quelle che hanno causato la crisi e quelle che hanno impedito ai paesi avanzati di arrivare alla crisi con una migliore situazione dei conti pubblici). Ciò detto mi sembra che una azione di aggiustamento fiscale a velocità moderata (magari con qualche pausa nei paesi che crescono meno) e di riforme strutturali per rilanciare la produttività e la competitività siano la sola soluzione possibile. L’unica cosa che occorre tener presente è che occorrerà tempo e pazienza. Come ho detto, lo shock economico che ha colpito il mondo occidentale nel 2008 non era un semplice raffreddore. Ne stiamo ancora subendo le conseguenze.

Mi hai risposto con il massimo di sincerità compatibile col tuo ruolo di rappresentante al FMI. Avendone viste di tutti i colori, so che ciò che tu sostieni, un sereno «aggiustamento», che per molti sarebbe auspicabile, non credo che avverrà: il bello della Storia è che procede a balzi. Mi spiace ma, se non usciamo da questo schema, i miei amati nipotini avranno una vita forse tecnologicamente avanzata ma umanamente grama.

Se prevale, come pare, la tesi della sinistra colta e ricca (alla Krugman, alla Piketty, alla Soros, per intenderci, ora si è aggiunto Bertinotti, che vorrebbe trascinarvi pure Francesco), sostenitori della triade «alzare le tasse, stampare moneta, aumentare il debito pubblico» si faranno felici i grandi capitalisti ultra indebitati (Stati, Banche, Grandi Imprese), così le classi medie e deboli saranno sempre più povere e sempre più «serve del potere». Se prevale la tesi della Destra «romantica» anti-euro (Salvini, Grillo), andremo a sbattere: chi vuole andarsene dall’euro dovrà pagare un drammatico «ticket d’uscita» e si ritroverà con uno Stato espropriatore, e con poveri sempre più poveri. Cadremmo dalla padella alla classica brace. La ricetta salvifica non l’ha nessuno, e soprattutto non esistono «uomini del destino». Noi cittadini dovremo difendere fino allo spasimo il nostro lavoro e i nostri risparmi, puntare su una Magistratura forte, indipendente, spietata verso le élite (costoro temono solo la galera). Temo che le élite nostrane staranno con gli anglosassoni, le nostre classi deboli ascolteranno le sirene antitedesche, quelli di buon senso saranno minoranza.

Prima di abbracciarti, caro Carlo, augurandoti buona fortuna, permettimi di fare una previsione. Quando questa «bolla di illusioni un tanto al chilo» scoppierà, mi auguro che, per una volta, vadano al potere delle persone normali ma perbene (lo spero, ma non ci credo). Allora, sono certo che ti pregheranno di tornare, per aiutare il tuo Paese. Fallo.

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter