Alla vigilia della presentazione del Libro Bianco del Governo, in programma a dicembre, sono stati presentati oggi i risultati dell’indagine conoscitiva sui sistemi d’arma (qui il testo integrale) che ha visto per molti mesi impegnati i deputati della commissione Difesa della Camera. Un’occasione, spiega in una conversazione con Formiche.net il presidente della commissione, Elio Vito (Forza Italia), per sottolineare come “il ruolo di controllo ed indirizzo delle Camere sulle spese per la Difesa” sia “centrale” per assolvere a questo compito in una democrazia compiuta.
Presidente Vito, quali sono gli aspetti più importanti emersi dall’indagine conoscitiva?
Il primo elemento attiene alla complessità dello scenario internazionale.
Nell’arco di pochi anni, ci siamo ritrovati con una minaccia che mentre prima collocavamo in una distanza dell’ordine delle migliaia di chilometri adesso collochiamo in una distanza dell’ordine delle centinaia di chilometri dall’Italia. Un’instabilità ai confini dell’Unione europea che si riflette sulla sicurezza interna.
Il secondo è relativo al quadro economico-finanziario. Da tempo il settore della Difesa ha esigenza di una riorganizzazione che prevede anche dei tagli, che però, come ha richiamato il Consiglio Supremo di Difesa, non possono superare una certa soglia, perché a venire meno sarebbe la sicurezza del Paese. Ecco perché c’è esigenza di una sempre maggiore interoperabilità e di integrazione militare nell’Ue. Un processo che non va vissuta come alternativo all’Alleanza atlantica, ma come una sua parte naturale.
Il terzo e ultimo macro-aspetto riguarda il rapporto tra Governo e Parlamento. La funzione di quest’ultimo può essere fondamentale in questa fase di cambiamento. La relazione, in questo senso, è uno strumento molto ampio a disposizione dell’intero Parlamento e dello stesso Governo. Non a caso i risultati di questa indagine vengono resi pubblici alla vigilia del Libro Bianco, che noi avevamo auspicato.
In che cosa deve concretizzarsi e cosa può comportare una maggiore integrazione a livello europeo nel settore della Difesa?
Può comportare molti vantaggi in termini operativi, capacitivi ed economici.
Importante è promuovere misure concrete per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa dell’Ue, sfruttando le potenzialità offerte dal mondo accademico e dalle piccole e medie imprese e creando sinergie nell’ambito delle tecnologie duali (civili e militari), nonché sostenere e promuovere lo sviluppo di progetti comuni di ricerca e tecnologia, tenendo conto delle opportunità offerte dal programma europeo Horizon 2020.
Sono in molti a volere ulteriori tagli alle spese militari, come nel caso degli F-35, sostenendo che il denaro investito in Difesa potrebbe andare altrove. Che ne pensa?
Ci sono due aspetti da sottolinerare. Bisogna in primo luogo superare la contrapposizione tra spese militari e civili. Ormai, lo dicono i dati, gli investimenti convergono in tecnologie di natura duale, che hanno molti vantaggi in termini economici e tecnici. Questo tipo di polemica è, dunque, ormai puramente ideologica.
E poi, a fronte del richiamato quadro finanziario e del più generale scenario geopolitico, c’è bisogno di mantenere costante il confronto istituzionale, nel rispetto delle rispettive competenze, sui temi legati alla pianificazione e all’ammodernamento dei sistemi d’arma. Il Libro bianco della Difesa può consentire di avviare una riflessione profonda sulle ragioni e i modi di certe scelte.
Che percorso politico ha avuto il documento?
Il dibattito parlamentare in Commissione Difesa sui temi trattati nell’indagine conoscitiva è stato particolarmente vivace. Il documento conclusivo da me presentato alla Commissione nel dicembre dello scorso anno ed avente un contenuto prevalentemente ricognitivo del rilevante ed impegnativo lavoro svolto, è stato approvato a larghissima maggioranza.
È stata anche approvata una proposta integrativa presentata dal Partito Democratico, con un contenuto più direttamente politico.
Le due proposte di modifica al documento conclusivo presentate, rispettivamente, dai deputati Duranti e Scopelliti e la proposta alternativa presentata dal deputato Artini, sebbene non approvate dalla Commissione in quanto respinta la prima e precluse le altre, rappresentano comunque un importante contributo che i rappresentanti dei gruppi di Sel, Nuovo centro destra e del Movimento 5 stelle hanno voluto offrire a questo complesso lavoro di indagine e di cui sono grato e ringrazio.