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Emilia Romagna e Calabria. Così il centrodestra fa dietrofront sulle Regionali

Contrordine, compagni. Di fronte all’ipotesi di un ko per 7 a 0 che neanche la Roma con il Bayern Monaco, Forza Italia corre ai ripari e rispolvera quel tanto sbandierato tavolo per le Regionali propedeutico a una futura ricomposizione del polo moderato, fatto saltare dallo stesso Cavaliere. Il punto è che domenica si vota in Emilia Romagna e Calabria e il centrodestra, che si presenta diviso in entrambe le Regioni, sembra non avere alcuna chance di vittoria.

IN EMILIA
In Emilia gli azzurri e Fratelli d’Italia sostengono il candidato leghista e sindaco di Bodeno Alan Fabbri. Codino e orecchino poco graditi a Berlusconi, Fabbri punta soprattutto a rendere il Carroccio secondo partito dopo il Pd e a lanciare la leadership già in ascesa del suo segretario Matteo Salvini a livello nazionale come anti-Renzi. Una prospettiva certo non condivisa con Forza Italia, poco disponibile a lasciare lo scettro del polo moderato a una forza politica che di moderato ha ben poco, si mormora tra molti esponenti di centrodestra.
Ncd e Udc invece avanzano la candidatura condivisa di Alessandro Rondoni, giornalista, scrittore ed editore, molto attivo sul territorio e nella sua città, Forlì.

IN CALABRIA
Situazione ancora più complicata in Calabria. Qui non è la Lega a dividere ma il centrodestra sconta l’eredità ingombrante di Giuseppe Scopelliti. L’ex governatore pur essendo alfaniano sostiene nella sua Regione la corsa di Wanda Ferro, ex capo della provincia di Catanzaro, candidata di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Ma è il candidato di Ncd, Nico D’Ascola, sostenuto anche dall’Udc, ad apparire più forte. Giurista di fama e tra i fondatori di Ncd, D’Ascola sembra registrare molti consensi nei sondaggi, ora riservati, e la sua Alternativa popolare punta a diventare modello da applicare anche su scala nazionale. Ciò non esclude futuri accordi con il candidato democrat Mario Oliverio, come sembra anticipare lo stesso D’Ascola: “Sarebbe irrazionale pensare che una esperienza nazionale non possa essere replicata a livello regionale”.

IL VOTO IN PRIMAVERA
Lo sguardo va già alle altre sette regioni alle urne in primavera: Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia. Qui i giochi sono ancora aperti e a determinarli potrebbe essere proprio l’esito del voto di domenica. Chi sta lavorando sul centrodestra unito è il governatore uscente campano Stefano Caldoro che ha posto come condizione al suo partito la possibilità di correre con il sostegno di una larga coalizione, la stessa che l’ha appoggiato negli ultimi cinque anni. Chi invece vorrebbe cambiare ed escludere Ncd è la Lega Nord in Veneto. Anche se il futuro candidato, il presidente uscente Luca Zaia, di fronte all’apertura agli alfaniani della probabile candidata del Pd Alessandra Moretti, ha sfoggiato una buona dose di realpolitik: “Ncd è stato leale. Lo voglio con me”.

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