Libia, marò, Ucraina, Medio Oriente. Sono questi alcuni dei temi toccati dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso dell’audizione alle commissioni di Camera e Senato, sulle linee programmatiche della Farnesina.
UCRAINA
Il nuovo titolare del dicastero ha parlato della crisi di Kiev, spiegando che l’Italia è convinta che sia “cruciale l’interlocuzione diretta tra Ucraina e Russia” allo scopo di favorire una soluzione “politica“.
“Favorire la soluzione politica – ha rimarcato ribadendo una linea “morbida” verso il Cremlino, criticata da alcuni osservatori – è per noi una priorità. Le sanzioni a Mosca, che l’Italia ha applicato con coerenza e trasparenza, hanno avuto il loro impatto ma non possono essere l’unico strumento politico dell’Ue, che deve lavorare per l’integrità regionale e la sovranità ucraina“, ha commentato ancora il titolare della Farnesina.
LE MISSIONI ALL’ESTERO
Parlando di missioni all’estero e tagli alla Difesa, il ministro ha rivendicato il ruolo e il sostegno agli interessi della Penisola: “Siamo uno dei Paesi dalla maggiore proiezione internazionale, con il maggior numero di missioni. E’ uno spreco di risorse? Io non credo, ma bisogna collegare sempre di più le nostre missioni all’estero ai nostri interessi economici e geopolitici“, ha precisato.
ISRAELE E PALESTINA
Sulle recenti tensioni tra Israele e Palestina, acuite dall’attentato alla sinagoga a Gerusalemme, Gentiloni, ha espresso cautela. Il riconoscimento della Palestina, ha detto, è “sul tavolo“, “è giusto discuterne“, “ma nel momento in cui ci serve di più a sbloccare il negoziato“.
“Ho già condannato gli attentati di Gerusalemme, occorre mantenere la calma e non cadere nella trappola dell’incitamento alla violenza, per questo guardiamo con allarme alle tensioni sulla Spianata delle Mosche“, ha spiegato. “Siamo fermamente convinti che una soluzione equa e duratura può essere garantita solo attraverso colloqui di pace che sfocino in una soluzione che preveda due Stati per due popoli. Tutte le parti devono scongiurare l’escalation di tipo religioso“.
UNIONE EUROPEA
Gentiloni – giunto alla Farnesina per prendere il posto di Federica Mogherini, volata a Bruxelles per guidare la diplomazia europea – non ha risparmiato una critica alle politiche di austerità del Vecchio continente: “Tre anni fa si poteva sostenere che l’Italia fosse un rischio per l’Europa, oggi il rischio per l’Europa è l’Europa medesima, nel senso che alcune scelte – su crescita, lavoro e investimenti – continuano a fare fatica a passare“.
LIBIA
Non poteva mancare un riferimento a quanto accade sull’altra sponda del Mediterraneo e alla guerra civile che attanaglia Tripoli. “Se il percorso di transizione” in Libia “prenderà forma“, ha sottolineato Gentiloni, allora potrebbe “essere sostenuto da una iniziativa” sotto l’egida dell’Onu. Il nuovo ministro degli Esteri non esclude “in futuro un’azione di peacekeeping, quello che escludo è che se non c’è un embrione di soluzione della questione, ci possa essere una soluzione militare della questione“, ha insistito.
Secondo il nuovo numero uno della diplomazia italiana, “nessuna soluzione militare” può essere una risposta alla crisi in Libia, così come è da considerarsi “inaccettabile l’idea di una divisione di quel Paese“. “L’obiettivo immediato resta il cessate il fuoco“, ha commentato Gentiloni. L’ambasciata italiana, ha confermato, resta aperta.
CASO MARO’
Parlando del controverso caso dei fucilieri di Marina detenuti in India, Gentiloni ha detto che “siamo tutti consapevoli di quello che è in gioco“. Rispetto al passato, ha aggiunto, “c’è stato un significativo cambio di passo nella trattazione” del caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ed “entrambi i governi intendono superarlo positivamente, coniugando rapida soluzione del caso con tutela dei principi irrinunciabili“. Per il titolare della Farnesina, “la via di un dialogo rispettoso è la strada da seguire“.