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Tutte le novità nella lotta degli editori italiani contro Google & Co.

Rispetto del diritto d’autore e del principio di “proprietà del cliente”. Stop all’elusione fiscale e maggiore chiarezza sull’algoritmo che genera la classifica delle news. Riparte con qualche elemento di novità l’offensiva degli editori di carta contro Google e i colossi dell’online.

COSA CHIEDE IL GRUPPO ESPRESSO

Mercoledì scorso il gruppo Espresso durante l’audizione alla Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera ha focalizzato l’attenzione sulla raccolta pubblicitaria e il rischio privacy per gli utenti.
Per il consigliere di amministrazione, Francesco Dini, “l’attuale situazione presente sul mercato italiano non permette di competere ad armi pari con gli over-the-top”, si legge sul quotidiano Italia Oggi, che ha riportato i tratti salienti dell’audizione.

La richiesta del gruppo editoriale che pubblica anche la Repubblica? Ristabilire il “principio della proprietà del cliente” per scongiurare il rischio di un’epocale riduzione della capacità di finanziarsi autonomamente da parte di ogni media europeo.

QUESTIONE DI COOKIE

La competizione impari temuta dal gruppo Espresso lascia così il campo della tutela dei contenuti pubblicati in Rete per focalizzarsi su quella dei dati dei consumatori, terreno su cui prospetta un danno ingente per gli editori tradizionali. Pierpaolo Cervi, direttore generale della divisione digitale del gruppo Espresso, nel suo intervento alla Camera ha rivendicato il duro lavoro di fidelizzazione con i propri clienti vanificato da alcune pratiche: soggetti terzi “tracciano ogni navigatore (anche nel passaggio da un sito all’altro, ndr), ne registrano e immagazzinano scelte e abitudini e sono il presupposto per la compravendita di dati personali per fini commerciali”, ha detto Cervi.

IL PROGRAMMATIC ADVERTISING

La procedura è spiegata nel documento lasciato alla Commissione. “Gli editori “tradizionali (carta, tv, radio) potrebbero oggi disporre di una currency esclusiva di alto valore, ossia i dati dei loro utenti. Dei quali vengono però sistematicamente defraudati. Il crescente ricorso degli inserzionisti “digitali” alla programmatic (tipologia di distribuzione pubblicitaria basata sul controllo dei dati personali) sta rendendo più difficile per i media generare entrate significative dalle loro attività online. Le grandi piattaforme programmatic (monopolizzate da Google, Facebook, Rubicon etc.) si alimentano dei dati dell’utenza acquisiti in misura massiccia grazie ai cookie di terza parte erogati tramite siti editoriali”.

LA WEB TAX IN FRANCIA E SPAGNA

Per chiudere il contenzioso con gli editori sulla tutela della proprietà intellettuale in Francia Google ha accettato il pagamento di un contributo una tantum mentre la Spagna ha approvato il 30 ottobre scorso una legge che concede agli organi di informazione la possibilità di chiedere agli aggregatori di notizie come Google news un pagamento per l’utilizzo di link che rimandano ai propri contenuti.

WI-FI E BANDA LARGA A COSTO GOOGLE. LA PROPOSTA DELLA FIEG

Torna così il tema della Web Tax,  la proposta legislativa formulata nel novembre 2013 dal parlamentare del Partito democratico e presidente della Commissione Bilancio della Camera dei deputati Francesco Boccia che punta a tassare i profitti dei colossi della Rete derivanti dalla pubblicità on line sul territorio italiano.
“I tempi sono maturi”, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica Maurizio Costa, dal primo luglio presidente degli editori di giornali della Fieg (Federazione italiana editori giornali) con un lungo passato alla guida di Arnoldo Mondadori Editore. 

Costa, che il mese scorso nel corso di un’audizione in Commissione Cultura di Montecitorio si è schierato insieme ad altri rappresentanti delle principali organizzazioni di categoria a favore del sostegno pubblico ai giornali e contro la proposta di abrogazione dei contributi statali presentata dal Movimento 5 Stelle, ha spiegato che la Fieg non si muove per spirito di rivalsa: “Chiediamo solo che paghi il giusto chi utilizza contenuti editoriali di proprietà di altri. È ora che questo gigante, come qualsiasi aggregatore di notizie di Internet, riconosca il diritto d’autore per gli articoli, le foto, i video linkabili da Google News”.

Poi, respingendo le accuse fatte alla Fieg di puntare ad impossessarsi delle tasse che Google verserà in Italia, ha detto: “La mia proposta, semmai, è di destinare il gettito fiscale al miglioramento delle infrastrutture tecnologiche del Paese. Penso al wi-fi, che non è ancora diffuso come vorremmo. E alla banda larga, che pure stenta”, si legge su Repubblica.

I SEGRETI DELL’ALGORITMO DI GOOGLE

Un ultimo mistero attanaglia il presidente degli editori della Fieg: l’algoritmo che determina la classificazione delle news, “più segreto della formula della Coca-Cola”: “Come mai un articolo è primo nella ricerca di Google, un altro secondo, un altro ancora ultimo. I criteri di scelta, insomma, quali sono?, chiede Costa.
E il mistero si tramuta in paradosso: “La Rete, il regno della trasparenza dichiarata, diventa il terreno dell’opacità praticata”.

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