Il mondo dei media patisce condizionamenti di ogni tipo, a partire dai grumi di interessi che si addensano attorno agli assetti proprietari e che spesso ostacolano linearità e trasparenza nella filiera di produzione e divulgazione delle informazioni. E in Rete si materializzano progressivamente altri rischi di sospensione per la democrazia, dovuti alle posizioni gigantescamente dominanti di colossi che gestiscono una mole sconfinata di dati per finalità commerciali e che sembrano porre nell’angolo le professionalità giornalistiche.
Viaggiano on line, infatti, fiumi maestosi di notizie prodotte da semplici utenti e spacciate per informazioni attendibili e soggette a filtri di autenticazione. In realtà si tratta di notizie riversate nel mare magnum della Rete senza le dovute verifiche, con l’aggravante che esse finiscono per confondersi e apparire indistinguibili da quelle invece confezionate da giornalisti attenti a pubblicare le notizie soltanto dopo averne valutato fondatezza e rilevanza. In questo senso, la “democrazia della connessione” sconta un deficit di qualità e affidabilità assai più vistoso rispetto alla tradizionale “democrazia dell’informazione”.
Editori, direttori, giornalisti e pubblico sono avviluppati, più o meno consapevolmente, in una selva di vincoli inestricabili e di condizionamenti paralizzanti che incidono sul prodotto finale, determinando distorsioni nella democrazia dell’informazione e compromettendo il carattere pubblico e neutrale delle notizie.
Senza contare che l’invadenza della pubblicità nel campo dell’informazione si amplifica on line in ragione di sempre più collaudate tecniche di profilazione dei percorsi di navigazione degli utenti. E’ il tema della pubblicità comportamentale (behavioural advertising), basata sulla raccolta di dati in Rete relativi al comportamento degli internauti. Essa utilizza informazioni sulle pagine visitate o le ricerche effettuate dall’utente per identificare la tipologia di contenuti pubblicitari da proporgli. Quest’attività è condotta attraverso i cookie, piccoli file di testo che i siti visitati inviano al terminale dell’utente, dove vengono memorizzati, per poi essere ritrasmessi agli stessi siti alla visita successiva. In base ai link cliccati da chi naviga in Rete, è possibile infatti tracciare profili particolareggiati delle abitudini, dei gusti, delle preferenze degli utenti, ai quali indirizzare pubblicità mirata.
Una stretta su questa pratica legale ma certamente invasiva sul piano della privacy è arrivata con il provvedimento n.229 dell’8 maggio 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.126 del 3 giugno 2014, con il quale il Garante della privacy ha decretato uno stop all’installazione dei cookie per finalità di profilazione e marketing da parte dei gestori dei siti, ora obbligati a chiedere il consenso agli utenti. Chi naviga in Rete può decidere liberamente se far usare o no le informazioni raccolte sui siti visitati per ricevere pubblicità mirata. Quando si accede all’home page o a una qualsiasi altra pagina di un sito web, deve comparire un banner ben visibile in cui sia indicato chiaramente che il sito utilizza cookie di profilazione per inviare messaggi pubblicitari mirati e che il sito consente anche l’invio di cookie di terze parti, ossia installati da un sito diverso tramite il sito che si sta visitando. Inoltre, nel banner deve figurare un link a un’informativa più ampia, con le indicazioni sull’uso dei cookie inviati dal sito, dove è possibile negare il consenso alla loro installazione direttamente o collegandosi ai vari siti nel caso dei cookie di terze parti. Infine, nel banner viene specificato che, proseguendo nella navigazione, si presta il consenso all’uso dei cookie.
Con queste garanzie l’utente può parare i colpi di una massiccia intrusione delle pratiche commerciali nel confezionamento dei prodotti editoriali ed agire con libertà nelle sue navigazioni in Rete. Mentre nei giornali cartacei l’evidenziazione grafica della pubblicità dovrebbe immediatamente identificare il messaggio commerciale e distinguerlo dai contenuti giornalistici, mentre nei mezzi radiotelevisivi la pubblicità risulta relegata entro ambiti ben definiti e riconoscibili, internet contiene i germi di una confusione inestricabile tra notizie di cronaca e suggerimenti d’acquisto e l’innovazione tecnologica, con la facilità di accesso ad ogni area della Rete, talvolta obnubila le capacità intuitive degli utenti.
Ruben Razzante – Professore di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma
Il nuovo libro del prof. Razzante “Informazione: istruzioni per l’uso – Notizie, Rete e tutela della persona” (Cedam, pp.150) sarà presentato lunedì 3 novembre, dalle 18, a Milano a Palazzo Cusani (via Brera, 15)