Ogni stato spende una frazione significativa del proprio PIL per l’istruzione. La media Europea è del 10,9% (ma l’Italia si ferma al 8,5%). E’ quindi logico interrogarsi su quali siano i parametri che influenzano il rendimento dei ragazzi nella scuola dell’obbligo. Anche perché i risultati scolastici contribuiscono a determinare le scelte che ognuno farà negli anni successivi, se e quale scuola superiore intraprendere, il tipo di lavoro ma anche lo stile di vita con conseguenze sulla salute e perfino sulle aspettative di vita.
I risultati scolastici alla fine della scuola dell’obbligo forniscono principalmente una stima di alcune conoscenze culturali di base e delle capacità di lettura e comprensione del testo, di scrittura e di calcolo matematico. Spesso si ritiene che queste caratteristiche siano influenzate più dall’ambiente (famiglia, amici, scuola) che dai geni. Tuttavia molti dati recenti indicano che le differenze individuali siano in gran parte ereditabili. Ad esempio, uno studio condotto negli USA suggerisce che il 58% dei risultati ottenuti alla fine della scuola dell’obbligo (16 anni) abbia una base genetica.
Uno tra i massimi esperti di questo tipo di analisi è Robert Plomin, Professore di Genetica comportamentale presso il Kings College di Londra, che ha analizzato l’effetto dei geni su una serie di comportamenti umani che vanno dal rendimento scolastico alla scelta del partner.
Applicando tecniche di analisi genetica moderna che permettono di analizzare tutti i geni presenti nel nostri genoma, il gruppo di Plomin ha dimostrato un concetto noto da tempo ai genetisti ovvero che i tratti cognitivi sono determinati da un numero molto grande di geni.
La cosa sorprendente è che la metà dei geni che determinano la capacità di leggere e comprendere un testo hanno anche un ruolo anche nelle capacità matematiche dei ragazzini di 12 anni. Centinaia e forse migliaia di piccoli cambiamenti nella sequenza dei geni contribuiscano a definire le prestazioni di un bambino sia in lettura/scrittura che in calcolo matematico.
Come dire che le difficoltà di apprendimento hanno una base genetica e non solo ambientale e che bisogna imparare a riconoscere e rispettare queste differenze. Anche perché ci possono aiutare a sviluppare tecniche di insegnamento migliori e mirate.
In questo senso va anche un lavoro frutto della collaborazione tra ricercatori dell’Istituto di Genetica e Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Igb-Cnr) di Napoli e l’Istituto di ricovero e cura a carattere sanitario (Irccs) Fondazione Santa Lucia di Roma e pubblicato all’inizio del 2014 su Plos one.
Lo studio dimostra che tra i fattori che possono causare i disturbi dell’apprendimento in età scolare, rientrano anche alcune alterazioni del gene ‘Nemo’, la cui mutazione è causa dell’Incontinentia pigmenti (Ip), una malattia dermatologica mortale nei maschi e con varie manifestazioni nelle femmine tra cui in alcuni casi ritardo mentale.
Nel 70% delle pazienti che non mostrano ritardo mentale, si verifica però un disturbo nell’apprendimento del calcolo, nel ragionamento matematico e nella lettura.
Insomma un’ulteriore conferma di quanto i geni siano alla base anche del nostro comportamento .