Tutto è pronto per il suicidio definitivo di Forza Italia. Appuntamento alle elezioni regionali, quelle di novembre e quelle della prossima primavera.
L’harakiri del movimento berlusconiano si va compiendo.
Prima il no secco a ogni ipotesi di primarie per selezionare le candidature alle Regionali come invocato da Raffaele Fitto, rottamando il regolamento già scritto dalla forzista Laura Ravetto in nome e per conto di Silvio Berlusconi.
Poi la sconfessione della linea preannunciata di una sorta di Casa delle libertà 2.0, snobbando l’apporto di tutti i centristi e i moderati possibili (a partire dall’Ncd di Angelino Alfano).
Quindi la decisione di stringere un’alleanza soltanto con le destre della Lega di Matteo Salvini e dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Infine il diktat giunto dai piani alti di Forza Italia (Giovanni Toti?) a sindaci e giovani esponenti nazionali di FI a partecipare a Milano alla Leopolda di centrodestra, un evento per nulla anti berlusconiano.
Risultato: Forza Italia veleggia su un disastroso 10 per cento di consensi, scrive oggi il Corriere della Sera. Il cappotto, comunque, è da escludere alle Regionali. I berlusconiani gongolano per il Veneto, dove il governatore uscente (della Lega) Luca Zaia ha possibilità di rielezione.
La genialata di Forza Italia, il pilastro moderato e liberale del centrodestra, è tutto qui: si gioisce per una (ipotetica) vittoria della Lega in Veneto.
D’altronde se si abbracciano tutti gli estremismi destrorsi (e contemporaneamente si occhieggia alle tesi alla Luxuria), si snobbano movimenti centristi e moderati che hanno un radicamento sul territorio (deridendo tradizioni politiche che fanno parte delle origini di Forza Italia) e si trascurano metodi innovativi e popolari di selezione della classe dirigente come le primarie, il suicidio è assicurato.
Ma forse Berlusconi pensa che solo dalle ceneri possa rinascere un centrodestra. Rischiando così di essere ricordato sia come il fondatore che come il necroforo del centrodestra.