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Ecco il disegno di legge per rendere l’accesso a Internet un diritto sociale

Mentre da un lato si è aperta la consultazione pubblica sulla Dichiarazione dei diritti di Internet, presentata alla Camera dalla presidente Laura Boldrini ed elaborata dalla Commissione di studio per i diritti e doveri relativi ad Internet, guidata da Stefano Rodotà e dall’altro incalza il dibattito sui sostenitori e contrari della proposta di legge Boccadutri per rendere libero (e/o obbligatorio) il wifi, in Senato già da luglio è stato depositato un disegno di legge costituzionale diretto all’inserimento dell’art. 34-bis sul diritto sociale di accesso ad Internet (consultabile qui), il disegno di legge costistuzionale n. 1561 del 10 luglio 2014.

IL TESTO

Il disegno di legge qualifica l’accesso ad Internet come “diritto sociale”, onerando lo Stato “a porre in essere le condizioni che rendano effettivo l’accesso“, ovvero investendo nelle infrastrutture di connessione alla Rete, in modo uniforme sul territorio, per garantire a tutti di accedere ad Internet ad alta velocità. Esattamente come con il diritto all’istruzione e alla salute, diritti la cui effettività è garantita dall’obbligo per lo Stato di realizzare scuole e ospedali.

LE FINALITÀ

Qualificare l’accesso ad Internet come diritto sociale permetterà secondo gli ideatori del provvedimento di soddisfare tre esigenze:

  • Accesso ai servizi (la cosiddetta inclusion): essere proprietari di un bene non è più l’unico modo per godere di questo, l’importante è che ne venga assicurato l’accesso quando se ne ha bisogno.

  • Nuove possibilità di formazione e istruzione tanto dei singoli quanto dei gruppi;

  • Nuove possibilità di lavoro: Internet favorisce non solo nuove modalità di esercizio dei lavori tradizionali ma anche nuove realtà lavorative come le start up.

Per quanto riguarda i vantaggi invece, li raggruppano in tre punti:

  • Espansione e tutela di tutti i diritti, non solo libertà di espressione ma anche il diritto all’istruzione, ad associarsi, all’attività economica privata …

  • Rimozione delle disuguaglianze sociali sia tradizionali, come quelle legate alle possibilità economiche, sia nuove come il digital divide e l’analfabetismo informatico;

  • Uscita dell’Italia dalla crisi economica tramite la creazione di nuovi posti di lavoro, l’incentivo all’impresa, l’aumento del PIL di almeno un punto percentuale, lo sviluppo del commercio, l’arrivo di capitali e investitori stranieri e così via.

LE PECULIARITÀ

È, nel suo genere, sostengono i promotori, “un documento unico, non soltanto per la qualificazione dell’accesso ad Internet come diritto sociale e non di semplice libertà, ma in primis per il fatto che è stato interamente ideato e realizzato da giovani laureati che, sfruttando le potenzialità della Rete, hanno condiviso studi, discusso e ragionato con esperti, professori e tecnici, per presentare infine la loro proposta al Parlamento italiano“.

CHI LO PROMUOVE

A volere il provvedimento sono stati i ragazzi del workshop Innovazione digitale del think tank Cultura democratica, coordinati da Guido d’Ippolito, ideatore e responsabile del gruppo di lavoro.

La proposta è stata accolta dal Senato dove il senatore Francesco Campanella l’ha depositata trasformandola ufficialmente in disegno di legge costituzionale. L’iter di approvazione è ora affidato alle Camere.

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