È un’iperbole quella del titolo, anche se. Quello che sta succedendo nella città libica orientale di Derna, rappresenta – anche se se ne parla poco – la notizia potenzialmente più pericolosa per l’Italia, di tutto il 2014.
Derna è una cittadina costiera di 100 mila abitanti, entrata da un paio di settimane nell’orbita del Califfato islamico di Abu Bakr al-Baghdadi. La striscia di Mediterraneo che la divide dalla Sicilia, è larga poco più di 800 chilometri – per intenderci, Roma-Palermo, in macchina, sono 925. La presenza dell’IS a Derna, è il frutto di un piano di rafforzamento e di espansione che esce direttamente dai territori siro-iracheni in mano al Califfo, i cui uomini (per lo più appartenenti alla brigata al-Battar, interamente libica) hanno atteso con pazienza il momento propizio per prendere il controllo del territorio. Secondo vecchi report, si trovavano lì da questa primavera: erano circa 800 miliziani (ora probabilmente sono molti di più, rimpinguati nel tempo da fascinazione e propaganda).
La città della Cirenaica è stata da sempre sede di movimenti integralisti – circostanza che le è costata la repressione di Gheddafi tra l’80 e il ’90. Secondo quanto scrive Daniele Raineri sul Foglio, quando nel 2007 gli americani scoprirono in Iraq i “Sinjar records” (set di documenti in cui erano registrati nome e credenziali di molti dei vecchi foreign fighters dello Stato islamico in Iraq), scoprirono che la maggioranza relativa dei combattenti, arrivava proprio da Derna.
Quelli di al-Battar hanno scacciato dalla città le forze filo-qaediste di Abu Salem, e hanno imposto il proprio controllo: amministrazione autonoma, con una rigidissima applicazione della sharia, retta da uno yemenita – racconta Raineri – di nome Mohammed Abdullah, conosciuto in battaglia come Abu al Baraa al-Azdi. Adesso Derna è il fulcro della Wilayat di Barqa, ovvero della provincia della Cirenaica: in realtà lo Stato Islamico controlla soltanto una parte della città, perché in Libia, in generale, è un’entità non prevaricante; ma come spesso accade quando si parla di IS, le manie di grandezza del Califfo, fanno il paio con la potenza di conquista, dunque c’è da aspettarsi un ampliamento dei possedimenti.
Lo yemenita al-Azdi ha combattuto in Siria, come molti dei jihadisti libici suoi compagni in Cirenaica. Il regista della conquista, però non è stato lui, ma un altro uomo, ancora più fidato, del Califfo: si chiama Abu Nabil al-Anbari, almeno secondo quanto detto alla CNN – e riportato dal Foglio – da Norman Benotman, ex jihadista libico, pentito, oggi analista anti terrorismo della Quillam Foundation. Anbari sarebbe stato mandato dal Califfo in persona, per organizzare la presa di Derna – e magari, poi, della Libia intera, un territorio che dista oltre 1600 chilometri dal Califfato.
Nei giorni tra la fine di ottobre e metà novembre, Khalifa Ibrahim ha ottenuto giuramento di fede da parte di diversi gruppi combattenti in giro per il mondo, dal Pakistan, allo Yemen, dall’Algeria all’Egitto, fino alla Libia, appunto. Nel complicato universo libico, ci sono realtà molto più diffuse di quelle affiliate all’IS, come detto, ma diversi gruppi stanno cominciando a mostrare la bandiera nera -va ricordato che, di questi, non se ne conosce la reale consistenza in termini di combattenti e armamenti. Alcune di tali entità combattenti, sono entrate a far parte del “Consiglio della Shura per la gioventù dell’Islam”, la milizia che controlla Derna: «la brigata Rafallah al Sahati, che faceva parte di Ansar al Sharia (da poco inserita dalle Nazioni Unite nella lista delle organizzazioni terroristiche), i “Martiri della brigata del 17 febbraio”, “Lo scudo libico” e Jaish al Mujahideen», scrive Raineri.
Le foto che sono girate in questi giorni su determinati account Twitter e Facebook, spiegano che l’importanza di una roccaforte dello Stato Islamico in Libia, è centrale per la sua diffusione. Immagini che arrivano da cellule presenti a Sirte, Bayda, Bengasi, al-Khums e pure a Tripoli – anche in questo caso, non se ne conosce la consistenza – spiegano come le istanze islamiste locali, siano ricettive della propaganda del Califfato. Inoltre, la posizione di Derna, affacciata sul mare e controllata dall’IS, permette alla città di diventare uno scalo sicuro per i combattenti in viaggio per il jihad.
Un bacino culturale, in cui elementi nuovi, che arrivano dall’estero (dal nord Africa, Tunisia e Algeria in primis, ma pure dall’Europa) potrebbero prepararsi militarmente e ideologicamente prima delle missioni di jihad. Tutto, non troppo distante dalle coste siciliane.
(Foto: un convoglio dello Stato Islamico a Derna; via il Foglio)