Il risultato è “storico” ed è giusto festeggiarlo, come hanno fatto il candidato governatore leghista dell’Emilia Romagna Alan Fabbri e il suo mentore Matteo Salvini. Il segretario della Lega ha costruito questo successo passo dopo passo, mettendoci la faccia in questa campagna elettorale e ora si gode il 20% del suo partito, buttando lì la prossima sfida, quella a Matteo Renzi per il Paese.
Eppure, nell’euforia generale che si respira nel Carroccio, è difficile non notare anche entusiasmi un po’ freddini, se non addirittura silenti, tra alcuni dei suoi esponenti più rilevanti. Freddezza e silenzi che prefigurano tempi tosti per il movimento?
LA REAZIONE DI MARONI
Poco convinta sembra per esempio la reazione di giubilo del governatore della Regione Lombardia ed ex segretario Roberto Maroni. La Lega si candida e essere “punto di riferimento del futuro del centrodestra”, ha commentato ieri, ma ha anche aggiunto stamattina una serie di precisazioni via Twitter che marcano in qualche modo la distanza con la svolta lepenista impressa al movimento da Salvini. “Lega Nord di destra? Noi siamo un grande movimento politico che ha nel suo programma cose e persone di destra e di sinistra”, ha cinguettato. Aggiungendo poco dopo: “Uscire dall’euro è di destra? L’Inghilterra è fuori dall’euro e adesso farà addirittura un referendum per uscire dall’Unione Europea”.
I DUBBI DEL GOVERNATORE LOMBARDO
Sarà che Maroni proviene dal vecchio corso bossiano e forse subisce come uno shock il cambio radicale del Carroccio voluto da Salvini. Sarà che governa il Pirellone al fianco di Forza Italia e Ncd e rompere con gli alfaniani, come vorrebbe Salvini, non gli conviene. Sarà che la sua nota realpolitik lo portano a pensare che posizioni e alleanze troppo di destra mai verrebbero digerite dall’elettorato moderato. Sarà che il suo di candidato per la premiership è un altro, il sindaco di Verona Flavio Tosi.
IL PATTO NON SCRITTO
Il patto non scritto del Congresso di fine 2013, quello in cui Salvini venne eletto segretario, prevedeva infatti una sua candidatura a sindaco a Milano nel 2016 e la corsa di Tosi per le ipotetiche primarie del centrodestra.
Un patto che l’ascesa di Salvini sembra aver stracciato e il risultato in Emilia definitivamente accantonato con l’attuale leader leghista “gasato” dagli alti consensi e pronto a sfidare l’altro Matteo, già il prossimo anno.
IL SILENZIO DI TOSI
Non a caso l’altro festeggiamento mancato per l’exploit della Lega in Emilia è proprio quello di Tosi. Il sindaco di Verona non ha un suo profilo twitter ma nella pagina della sua fondazione Ricostruiamo il Paese non c’è alcun commento sul risultato emiliano.
Spiccano invece due cinguettii inequivocabilmente anti-salviniani. Il primo è proprio sul presunto patto citato prima: “#Tosi su accordo con #Salvini e #Maroni: Salvini segretario lega e io con ruolo nazionale. Io rispetto gli accordi e mantengo il patto”. Chi invece non li rispetta?
Il secondo è sul rapporto con Ncd di cui Salvini non vuole neanche sentir parlare: “per me il #CentroDestra è tutto. Dal centro a destra compreso #NCD. #ricostruiamoilpaese”.
Oltre all’appoggio di Maroni, Tosi potrebbe contare sul placet di Berlusconi che preferisce il suo profilo moderato rispetto a quello arrembante di Salvini.
LE PRIMARIE
In comune tra i due una cosa c’è. Entrambi sono fan delle primarie. Tosi le ha sempre sostenute, Salvini in un’intervista in uscita domani sul settimanale mondadoriano Chi (se questo non è un endorsement per la leadership del centrodestra…) dice di “voler passare dalla piazza”.
Si prospetta una corsa a due in casa leghista per il polo moderato? Forza Italia e Ncd staranno a guardare?