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Così giornali e tv spalleggiano Maurizio Landini

Nella piazza mediatica, la Fiom e il suo leader Maurizio Landini non sono secondi a nessuno, spalleggiati da un sistema informativo conformista, nostalgico e anche un po’ svogliato, con un’idea del lavoro come teatrino, in cui la narrazione di fatti e personaggi è distante anni luce dalla realtà e dai vissuti spesso drammatici di individui e famiglie. Un’immagine che forse trova la sua più plastica rappresentazione nella efficace parodia “vintage” di Maurizio Crozza.

D’altra parte in questo “gioco delle parti” anche il Governo si muove specularmente, visto che lo stesso sito di Palazzo Chigi, a proposito del vertice con tutti i sindacati sulla vertenza della Ast di Terni, all’indomani dell’ingiustificata carica dei lavoratori da parte delle forze dell’ordine, titolava la notizia scrivendo: “Ast vertice Renzi – Landini”, aggiungendo a corredo una bella foto dei due personaggi che si scambiavano affettuosi saluti. Lunedì 24 novembre, poi, tanto per non farsi mancare nulla, il Tg1 Rai concedeva un “insolito” spazio politico nel corso dell’edizione delle 20 al “sindacalista” Landini, come fosse il capo dell’opposizione al Governo.

Viene da chiedersi cosa ormai interessi ai media: se, rimanendo fedeli alla loro natura di servizio pubblico, dare voce agli eventi sociali e alle persone che, oggi, in questa crisi di cui non si vede l’uscita, ogni giorno devono fare acrobazie per sopravvivere, oppure se, soggiogati dalla smania di fare notizia e tenere su lo share, siano quotidianamente impegnati a costruire artificialmente nuove contese e nuovi contendenti nella piazza virtuale della politica.

Landini, avvantaggiandosi della spinta dei media, ha portato la sua organizzazione al bivio tra l’essere sindacato (sempre di meno) o essere movimento politico (sempre di più), come ben scriveva qualche settimana fa (il 12 novembre ) sulle pagine di Avvenire Francesco Riccardi. È chiaro, quindi, che la partita che gioca il leader della Fiom è tutta politica dentro e fuori la Confederazione. E per giocarla Landini si è spinto anche su terreni insoliti per la sinistra dura e pura, come dimostra la recente cena romana al Circolo Canottieri Lazio che lo ha visto al tavolo con esponenti della minoranza dem, a conferma dell’adesione a un cliché radical chic che chiede presenze nei salotti buoni della politica e in quelli conformistici della Tv.

Questo disegno mediatico politico che Landini cavalca indebolisce ulteriormente il fronte della rappresentanza sociale e sindacale, che oggi si giova di forze come la Fim che pur facendo contratti e tutelando quotidianamente tantissimi persone in carne e ossa, sono costrette a scalare una montagna politica e mediatica sempre più alta per dare forza e far sentire la voce dei lavoratori.
Il gioco politico mediatico costruito attorno al duo Landini-Renzi contribuisce a colpire significativamente i corpi sociali intermedi, cardini da sempre della nostra democrazia, che da anni tuttavia sono l’obiettivo di parte della nostra classe politica. A tal proposito, Giuseppe De Rita dalle pagine del Corriere della Sera recentemente affermava: “Sembra esser diventata una moda parlarne male, come se fosse il buco nero in cui sprofonda ogni meritevole istanza di responsabilità collettiva”.

Nella Fim Cisl – che peraltro da poco ha eletto un quarantaquattrenne alla sua guida, Marco Bentivogli – come in altre componenti del sindacato italiano non manca la consapevolezza che una riforma della rappresentanza sia indispensabile, soprattutto per raccogliere le istanze di quei soggetti cosiddetti invisibili presenti tra le giovani generazioni senza occupazione o inserite nel mondo dei nuovi lavori, spessissimo senza tutele e garanzie.
Ma chi dà e darà voce mediaticamente a questa nuova rappresentanza, se la finalità dei media è la rappresentazione bipolarizzata di un apparente conflitto e non invece fare emergere quel disagio spesso silenzioso che attraversa la nostra società, e coloro che in parte già lo rappresentano? Basta allora con questo cinico autismo mediatico che non riesce – o meglio – non vuole dare voce alla pluralità delle espressioni del sindacato e soprattutto alle decine di migliaia di lavoratori da esse rappresentati.

Augusto Bisegna
Ufficio Stampa Fim CISL



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