E’ la seconda volta che “ospito” nel mio blog l’intervento di un altro collega e anche questa volta è Massimiliano Morelli, giornalista romano e penna sopraffina, più vicina secondo me alle corde di uno scrittore, che di un normale redattore. Quasi sprecato per la cronaca quotidiana dei fatti che vede in giro.
Ecco un suo “sentiment” sulla vita che viviamo nel nostro BelPaese, giorno dopo giorno, lamentandoci e senza mai trovare una soluzione ai problemi, endemici da fin troppo tempo. Matteo Renzi è ormai il padrone dell’Italia (i sondaggi lo danno oltre il 40 per cento se si andasse a votare stasera), viaggia da un punto all’altro, come un forsennato. Dice e racconta cose bellissime, ma dopo gli annunci non succede niente. E allora? Cosa succederà nei prossimi mesi? Morelli fa una previsione un po’ “orwelliana”, ma se avesse ragione?
Dritti verso la guerra civile, mentre il popolo bela…
Massimiliano Morelli
Il problema è che il branco siamo noi. Osservavo il video con riprese dall’alto dei momenti di tensione vissuti da un autista di un bus, nel Trevigiano, con l’uomo accerchiato dalla folla per aver impedito a un ragazzo di salire a bordo con un biglietto falso. Lo hanno circondato una cinquantina di persone, quasi un flashback di certe situazioni vissute negli Stati Uniti d’America. No, quella cinquantina di persone non erano gli stupratori del post discoteca né malviventi incalliti, erano più semplicemente cittadini cui è saltata la mosca al naso. Ho pensato che in quella masnada avremmo potuto esserci noi, i nostri figli, i nostri amici, anche se già vedo qualcuno pronto a giurare che “no, a me non può succedere di entrare far parte d’un branco di bestie come quelle”. A Roma di recente è successo qualcosa di simile, con extracomunitari al centro delle attenzioni e l’autista di turno è fuggito (giustamente) a gambe levate. Guidatori-Atac a parte, non mancano i morti ammazzati, le rapine ai pensionati, il knockout game, le multe a te che padre di famiglia ti sei scordato di fare la revisione mentre i guappi di cartone vanno in giro senza assicurazione e nessuno dice loro nulla solo perché hanno facce da galera e “a fermare quelli la ci si rimette e basta”. Pare una guerra fra poveri, l’imbarbarimento è certo figlio della povertà, forse più intellettuale che economica. Il problema è uno Stato ormai assente, colpevole di suo e incapace di arginare il rischio d’una guerra civile. Sì, guerra civile, il destino pare segnato e qui non è eccesso di catastrofismo. Qua c’è un malessere continuo, un cancro che s’aggrava giorno dopo giorno. La Liguria è di nuovo in ginocchio, qua e la c’è un fiume che esonda. Piove e il Paese va in affanno come un asmatico cui si chiudono i polmoni fra morti e disastri dettati da un dissesto idrogeologico che è figlio della notte dei tempi; nelle caselle di posta si accumulano le richieste di gabelle e l’invenzione-Equitalia pare un ritorno al Medio Evo: da una parte ci sono i valvassori, dall’altra i valvassini. Anzi no, c’è la gente povera, e famiglie alla canna del gas, e un’avanzata di politicanti che da parla dimenticando di collegare il cervello alla bocca. Berlusconi era considerato la peste bubbonica, ma dopo di lui sono arrivati tre governi non votati dal popolo e l’ultimo premier, quel furbetto di Matteo Renzi (la sua prima Leopolda ha lasciato fatture insolute) si comporta più o meno come Sua Emittenza, fra un selfie e l’altro. Lo osservi nella foto con Obama di fronte e speri che vada tutto per il verso giusto, per il nostro nazionalpopolarismo: non una parola fuori posto, non una gaffe. Lacrime e sangue, gli italiani stanno pagando un dazio assurdo mentre le macchine vengono trascinate dall’acqua che straborda dai torrenti. Qua servirebbe commissariare l’Italia facendola gestire a terzi. Invece l’unico problema che si affronta è l’esonero di Mazzarri. Si, siamo un branco. Ma di pecore, che ci obbligano a rientrare nel recinto se piove non perché ci ammaliamo, ma perché si rovina quel pelo che diventerà lana da vendere.