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Perché la Nato sente soffiare venti di guerra sull’Europa

Nella continua escalation di tensione nell’est Europa, la Nato ha denunciato oggi il superamento di un altro limite da parte del Cremlino, segnalando il pericolo crescente di un conflitto, potenzialmente esplosivo, alle porte del Vecchio continente.

L’Alleanza Atlantica ha confermato che convogli militari russi sono entrati in Ucraina passando la frontiera nella zona orientale del Paese. Una notizia che preoccupa, ma non coglie di sorpresa Kiev e l’Osce, che da giorni lamentano un pericoloso attivismo russo al confine, smentito da Mosca all’agenzia Ria Novosti.

A non credere alla versione di Mosca sono anche gli Stati Uniti, che hanno rischiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che si riunirà oggi alle 20.30, ora italiana.

LE PAROLE DI BREEDLOVE

Parlando da Sofia, dove è in visita, il comandante delle forze Nato in Europa, il generale americano Philip Breedlove, ha detto chiaramente che “negli ultimi due giorni” si è assistito “a quanto già denunciato dall’Osce“. Colonne di tank russi, con artiglieria, truppe da combattimento e sistemi di difesa aerea, ha allertato, “stanno entrando in Ucraina“.

LE ALTRE TENSIONI CON LA NATO

Solo lunedì, un rapporto del think-tank londinese European Leadership Network (Eln) aveva denunciato come il 3 marzo scorso un volo da Copenaghen a Roma si fosse venuto infatti a trovare in una pericolosa rotta di collisione con un caccia russo che volava sui cieli della Svezia per testare le difese della Nato. Negli ultimi mesi, ha stimato il rapporto, si sono rischiati almeno 40 incidenti fra la Russia e l’Occidente, nei cieli e nei mari, soprattutto nel nord Europa. La regione pare essere diventato per molti analisti un campo di confronto fra le forze armate di Mosca e della Nato, con conseguenze imprevedibili.

LE ACCUSE DI KIEV E DELL’OSCE

Non è bastato il recente accordo sul gas tra Russia e Ucraina – garantito dall’Europa – a placare le tensioni tra i due Paesi. Solo domenica scorsa, la fragile tregua tra l’esercito di Kiev e i ribelli separatisti nell’Est ucraino, era stata messa a dura prova dal più intenso scontro a fuoco che verificatosi da settimane nella città di Donetsk, loro roccaforte.

Per la BBC, la tensione non era così alta da tempo, probabilmente a causa delle nuove accuse rivolte da Kiev a Mosca. Venerdì scorso l’Ucraina è tornata infatti a denunciare un’incursione di carri armati e “altri equipaggiamenti” in arrivo dalla Federazione guidata dal presidente Vladimir Putin. Si sarebbe trattato, allora, di 32 carri armati, che avrebbero varcato il confine ucraino, secondo quanto dichiarato dal portavoce militare di Kiev, Andrii Lyssenko.

Quelle accuse vennero rafforzate dalle testimonianze degli osservatori dell’Osce presenti in Ucraina proprio per monitorare il cessate il fuoco. I funzionari dell’organizzazione dissero di aver visto una colonna di blindati ed armi pesanti nelle zone intorno a Donetsk, sotto controllo dei separatisti, su una strada ad est di Makiivka. I veicoli erano diretti verso ovest.

Sull’episodio – in passato già denunciato in circostanze analoghe dalla Nato con l’ausilio di immagini satellitari -, è arrivata ora la conferma della Nato, che ha denunciato il reiterarsi dell’invasione, che preoccupa in modo altrettanto forte i Paesi Baltici, componenti dell’Alleanza.

LA REAZIONE UCRAINA

Nel frattempo, Kiev si dichiara pronta allo scontro. Reagendo alla notizia, il ministero della Difesa ucraino ha annunciato di prepararsi a combattere a fronte di questa “accresciuta presenza” di truppe russe. Una posizione confermata dal titolare della difesa in persona, Stepan Poltorak, in un’apparizione televisiva, dove ha anche annunciato un complessivo ridispiegamento delle forze ucraine. Mentre anche il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino s’è riunito oggi in una sessione straordinaria per discutere la situazione di nuova crisi.

I PROBLEMI INTERNI

Mentre nel Donbass la tensione cresce sempre di più, come non bastasse a Kiev continuano le trattative per la formazione del nuovo governo. Nonostante i proclami della vigilia, sia da parte del presidente Petro Poroshenko sia dell’attuale premier Arseni Yatseniuk per sottoscrivere un accordo di coalizione in brevissimo tempo, il processo sta dimostrando più complesso, aumentando l’instabilità.

LA SFIDA DELL’EUROPA

Il pericolo maggiore, in questo caos, lo corre naturalmente Bruxelles, che rischia di ritrovarsi con una guerra ai suoi confini. Il rapporto con la Russia sarà centrale nella definizione di una politica estera unitaria dell’Unione europea alla quale lavora l’italiana Federica Mogherini. Nei giorni scorsi la nuova Lady Pesc, in una replica ai parlamentari europei riuniti in Senato, si è soffermata sulla crisi ucraina, non lesinando critiche a Mosca. “La strategia della Russia è quella di dividerci, e il più grave errore e di farci prendere in questa trappola“, ha detto l’Alto rappresentante Ue. Per l’ex numero uno della Farnesina, sostituita da Paolo Gentiloni, l’Europa deve avviarsi ad una nuova fase, in cui bisogna “rimanere uniti non solo sul piano formale ma anche sostanziale, condividendo la visione di quello che viene fatto“, anche nel caso di possibili nuove sanzioni. L’Ucraina, per la Mogherini, deve “restare unita” anche grazie al contributo di Bruxelles e riallacciare i rapporti con la Russia costituirà “la sfida più importante per i prossimi cinque anni” per il Vecchio continente.

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