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Ma Renzi e il governo si sono accorti dell’anomalia del CdA della SOSE?

Nel corso degli ultimi anni sono state adottate diverse e  numerose misure volte a tenere sotto controllo i conti ed aumentare la trasparenza delle Società Pubbliche, nonché di contenerne il numero, anche mediante la dismissione delle stesse.  Uno dei diversi passaggi tra quelli succedutesi è stato il D.L. n. 95/2012, articolo 4, che ha portato a tre  il numero dei membri del consiglio di amministrazione delle società a totale partecipazione pubblica diretta ed indiretta.

In taluni casi la norma è stata resa immediatamente operativa come ad esempio nel caso delle società del settore energetico facenti capo al Ministero dell’Economia, ovvero del GSE, del GME e dell’Acquirente Unico.  Ciò nonostante esistono ancora delle resistenze in talune enclave dell’ancienne regime, dove forse a causa delle dimensioni societarie non rilevanti si ritiene di poter procedere incuranti delle disposizioni normative vigenti.

Uno di questi casi, quantomeno singolari, è quello della SOSE  la società pubblica controllata all’88% dal ministero dell’economia e al 12% dalla Banca d’Italia,  che costruisce e gestisce gli studi di settore. Si tratta di quegli strumenti statistici di cui l’amministrazione finanziaria dovrebbe servirsi per stimare in via preventiva ricavi e compensi di piccole imprese e professionisti. Ebbene oggi questa società è dotata (ancora) di un consiglio di amministrazione di cinque componenti; ovvero di un Presidente, il dottor Marco Di Capua ex direttore vicario della Agenzia delle Entrate, sorpassato in extremis dalla renziana e nuova Rossella Orlandi,  il quale è ora passato al servizio di Mauro Moretti in Finmeccanica quale responsabile dell’internal audit; ma soprattutto è guidata ancora dall’inossidabile Amministratore Delegato dottor Giampietro Brunello, da molti addetti ai lavori definito “l’imperatore” della Sose (va a capire poi se sia vero p meno). Comunque è singolare, come nel corso degli anni, e con il susseguirsi dei governi di ogni possibile colore, il dottor Giampietro (Piero per gli amici) Brunello sia restato saldamente al comando della Sose, sempre come Amministratore Delegato.  E’ altrettanto incredibile che il dottor Brunello non rilevi l’anomalia che caratterizza il consiglio della Sose, quando egli stesso siede nel collegio sindacale di Acquirente Unico s.p.a., società che è stata direttamente interessata dalla medesima norma che dovrebbe riguardare la Sose. Recentemente nella seduta del 2 ottobre 2014 il dottor Brunello è intervenuto in audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, illustrando le attività poste in essere dalla Sose, in tema dei cosidetti fabbisogni standard. I fabbisogni standard rappresentano le reali necessità finanziarie di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente. Essi dovrebbero rappresentare i parametri cui ancorare il finanziamento delle spese fondamentali degli enti locali  al fine di assicurare un graduale e definitivo superamento del criterio della spesa storica.

Ebbene, nonostante i compensi a carico dell’amministrazione finanziaria percepiti dalla Sose, sembra che i prodotti fiscali elaborati della Sose non siamo proprio perfetti. Infatti  gli stessi auditori della Commissione, come testimoniato dai verbali di commissione, hanno espresso talune perplessità in ordine alla coerenza dei dati elaborati dallo strumento realizzato dalla Sose per la gestione dei fabbisogni standard.  Sul fronte storico gli Studi di Settore soffrono invece la frequente censura da parte della magistratura tributaria che li considera sempre più inadatti a fondare la presunzione di maggior reddito.

Sarà forse giunta l’ora di dotare finalmente la società di una nuova governance, ponendola al servizio della lotta all’evasione, con l’elaborazione di nuove idee e nuovi prodotti da porre al servizio della Amministrazione Finanziaria? A Renzi e ai suoi uomini, per non parlare dei vertici del MEF, l’ardua sentenza. Certamente il SOSE è solo la punta di un iceberg “sommerso”, conosciuto solo ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori, ma incredibilmente interessante perché lontano dai riflettori, ad eccezione per esempio di giornali investigativi come “LaNotizia” o appunto il portale Formiche.net.  



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