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Sabato 29 novembre la giornata nazionale della malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson, dal nome del medico inglese che l’ha descritta nel 1817, è la seconda malattia neurodegenerativa più comune dopo la malattia di Alzheimer. Ha colpito personaggi illustri come l’attore Michael J. Fox, il pugile Muhammad Ali e papa Giovanni Paolo II, il che ha fatto crescere la consapevolezza della malattia nella società.

E’ caratterizzata da tremore, rigidità lentezza dei movimenti, difficoltà a camminare e nelle fasi più avanzate problemi cognitivi e comportamentali, depressione, dolore e demenza. I sintomi motori sono il risultato della morte delle cellule nervose che sintetizzano e rilasciano la dopamina, un neurotrasmettitore, e che si trovano in una particolare regione del cervello nota come substantia nigra.

Nei paesi industrializzati ha un’incidenza dello 0,3%. Ma negli anziani oltre i 60 anni la percentuale aumenta all’1% ed arriva al 4% negli ultra ottantenni. Questo non vuol dire che sia esclusivamente una malattia senile. Si può verificare anche tra i giovani influenzando la loro vita. Recentemente ho letto un articolo con accesso gratuito pubblicato nel numero del 6 novembre 2013 sulla rivista Nature. L’articolo si intitola “Neuroscience: My life with Parkinson’s” (http://www.nature.com/news/neuroscience-my-life-with-parkinson-s-1.14084). E’ scritto da un neuroscienziato di una università americana che mantiene l’anonimato. Intorno ai 40 anni il ricercatore scopre di essere affetto dal Parkinson. Nell’articolo descrive gli effetti sulla sua psicologia, la paura di perdere il posto, i finanziamenti, gli amici, di non riuscire più a fare gli esperimenti e a lavorare con le proprie mani. Di perdere gli affetti dei suoi cari e la fiducia dei collaboratori. Racconta la prospettiva di un paziente che è attivamente coinvolto nello studio delle malattie neurodegenerative. Un articolo che più di ogni altro ci permette di capire l’importanza di affrontare in modo corretto il rapporto con questi malati. Ma che induce anche a considerare l’importanza di finanziare la ricerca.

Le cause come per la maggioranza delle malattie neurodegenerative sono ancora poco note e solo una frazione minima di casi ha basi genetiche familiari.

A livello molecolare la patologia è caratterizzata dall’accumulo di una proteina, chiamata alfa-sinucleina, in inclusioni denominate corpi di Lewy nei neuroni e dall’insufficiente formazione di dopamina. La diagnosi si basa principalmente sui sintomi, con indagini di neuroimaging come conferma. I moderni trattamenti sono efficaci per gestire i sintomi motori precoci della malattia, grazie all’uso di levodopa, una molecola in grado di compensare il deficit di dopamina nel cervello. Inizialmente grazie al trattamento la maggior parte dei pazienti vive la malattia senza particolari problemi, ma dopo circa 5-10 anni, nell’80% dei casi insorgono complicazioni motorie chiamate discinesie, caratterizzate da movimenti involontari che possono portare a gravi complicazioni, estremamente invalidanti, e le cui cause sono ancora ampiamente oscure. I ricercatori dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Catanzaro, in collaborazione con l’Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma, hanno realizzato una ricerca per scoprire cosa accade nel cervello dei pazienti in seguito all’assunzione di levodopa. Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, dimostra che la levodopa produce una disfunzione nella corteccia frontale inferiore. Inibendo l’attività di questa regione con una stimolazione magnetica transcranica è possibile ridurre sensibilmente la gravità delle discinesie.

Il CNR è impegnato nello studio della malattia di Parkinson anche attraverso un progetto chiamato MbMM – Metodologie di base per l’innovazione nella diagnosi e nella terapia di Malattie Multifattoriali (http://www.igm.cnr.it/mbmm/) e finanziato dalla Regione Lombardia.

Infine voglio ricordare che Sabato 29 novembre 2014, in tutta Italia, si terrà la Giornata Nazionale della Malattia Parkinson. – Chi vuole saperne di più può collegarsi al sito http://www.parkinson-italia.it


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