Il dato negativo sul Pil del III trimestre è in linea con la stima di una contrazione dello 0,3% nella media del 2014. E’ sempre l’insufficienza della domanda interna a pesare sull’economia.
Ieri, tra il 2011 e il 2013, erano tanto i consumi che gli investimenti a flettere; nel 2014, sono soprattutto gli investimenti a rimanere in territorio negativo.
Incidono sugli investimenti delle imprese gli elevati tassi d’interesse reali che risentono a loro volta dell’inflazione zero.
Alti tassi reali d’interesse spingono i privati a ridurre le loro esposizioni debitorie e a rimandare gli impegni di spesa. Ciò in una situazione in cui c’è già lo Stato a comportarsi in questo modo. Il risultato è un deleveraging collettivo con effetti depressivi sull’economia.
Se la politica monetaria rimane inefficace c’è il rischio che quello della debolezza degli investimenti (privati oltre che pubblici) sia il motivo conduttore anche del 2015.
Occorre rialzare la dinamica dei prezzi nell’area euro e, quindi, in Italia. Perché ciò avvenga, la Germania deve accettare una prospettiva di inflazione del 3% anziché dell’1% come è attualmente. E’ uno snodo da cui è difficile sfuggire.