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Ucraina, così l’Europa cincischia su nuove sanzioni

Il nuovo numero uno della Pesc, l’italiana Federica Mogherini, è contenta. I ministri degli Esteri del Vecchio continente, riuniti oggi a Bruxelles per discutere della crisi ucraina, hanno infatti sposato la sua linea, che prevede per ora sostegno a Kiev, ma senza chiudere totalmente le porte al dialogo con Mosca.

Aggiungere nuove sanzioni contro la Russia a quelle già in vigore non aiuterà a porre fine alla crisi in Ucraina orientale ed è necessario rilanciare un dialogo con Mosca“, aveva dichiarato alla vigilia del vertice che ha presieduto per la prima volta, e così è stato.

MISURE AGGIUNTIVE (MA NIENTE SANZIONI)

Il Consiglio, pur diviso su alcuni aspetti, ha deciso infatti di tenere una posizione molto cauta, che prevede l’attuazione di misure restrittive aggiuntive, rispetto a quelle già prese finora (congelamento dei beni e dei visti) “mirate contro i separatisti” in Ucraina orientale.

Le ulteriori inizative – spiega una nota diramata al termine del summit – saranno proposte dalla Commissione europea e dal Servizio diplomatico esterno, in base al mandato odierno del Consiglio, e decise “entro la fine di questo mese“.

Nessuna minaccia di nuove sanzioni alla Russia, invece, in risposta alle violenze nelle regioni orientali dell’Ucraina. Ma l’Europa, tuttavia, non ne esclude di future in caso di ulteriore “destabilizzazioni“, e ha confermato la sua posizione contraria alla “annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli“, che Bruxelles “condanna e non riconosce”. Inoltre, viene auspicato che il confine russo-ucraino “sia sottoposto al controllo permanente da parte dell’Osce“.

IL SOSTEGNO ALL’UCRAINA

In particolare, il Consiglio ha deciso il lancio, a partire dal prossimo primo dicembre e con un mandato iniziale di due anni, di una missione civile di assistenza alla riforma del settore della sicurezza in Ucraina, compresi la Polizia e il settore giudiziario.

LE TENSIONI AL G-20

La riunione si è tenuta all’indomani del G-20 di Brisbane, in Australia, dove la tensione tra Russia e Stati Uniti ha raggiunto il suo apice. In un discorso, il presidente americano Barack Obama ha detto che con le sue azioni, Mosca “è una minaccia per il mondo, come abbiamo visto con l’abbattimento del volo MH17“, il volo della Malaysia Airlines con 298 persone a bordo precipitato il 17 luglio scorso sui cieli dell’Ucraina orientale.

SITUAZIONE DELICATA

Secondo molti osservatori, però, la posizione di Bruxelles non reggerà a lungo, finendo per dare ragione a Washington. Il forte deterioramento dei rapporti con Mosca, infatti, riguarda anche Paesi europei come la Germania e la Polonia. Sia Berlino sia Varsavia, hanno visto nelle scorse ore l’espulsione di propri diplomatici da parte della Russia, in risposta a provvedimenti analoghi presi dai due Paesi dell’Unione. E così la cancelliera Angela Merkel si è spinta a chiedere, dal G-20, nuove sanzioni nei confronti di Mosca e dire che le le azioni del Cremlino potrebbero avere ripercussioni “non solo regionali” e “rischiano anche Moldavia, Georgia e Serbia“. Ma il protagonismo di Putin preoccupa ormai anche oltre i confini continentali. Il Canada si è detto preoccupato. Mentre gli australiani sono indignati per le esercitazioni della marina militare russa a poca distanza dalle loro acque territoriali e in pieno G-20.



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