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Vi spiego che cosa non funziona in Rai

L’operazione Rai Way in Borsa è andata in porto positivamente, fruttando la cifra di 240 milioni, ma l’evasione del canone è aumentata al 35 % (600 milioni di euro). Complessivamente quest’anno il canone ha portato alle cassa di viale Mazzini 1.755 milioni di euro. Una cifra gigantesca ma insufficiente rispetto alle spese in programma, anche se Gubitosi ha previsto numerosi tagli, per il sensibile calo delle entrate pubblicitarie (- 20-30%).

Si pensava di fare  approvare entro l’anno l’atteso  piano, che prevedeva il pagamento dell’abbonamento (ridotto a 60 euro), attraverso la bolletta elettrica. Ma ormai sembra certo che non si farà in tempo per quest’anno. Diventa ora ancora più indilazionabile la riforma dell’azienda pubblica per garantire una migliore utilizzazione delle risorse, una razionalizzazione delle strutture produttive e un sostegno all’intera industria di produzione audiovisiva che negli ultimi anni è cresciuta molto (occupa oltre 70 mila addetti a tempo pieno e parziale).

Il vertice aziendale ha condiviso il “piano Gubitosi”, che non prevede stravolgimenti della organizzazione complessiva della produzione radiotelevisiva, ma solo tagli di sprechi e di duplicazioni di servizi e strutture produttive e amministrative, con adeguati accorpamenti e semplificazioni. Sarà sufficiente però adottare questo piano,tra l’altro fortemente contestato dai sindacati interni (ed esterni), per risanare i conti aziendali?

Il simbolo più clamoroso degli sprechi è rappresentato dall’immagine di Brisbane: quella di cinque microfoni (corrispondenti ad altrettante  troupe Rai) per seguire la trasferta australiana del premier Renzi. Uno spreco che ha fatto ridere le tv di tutto il mondo.

Ormai a viale Mazzini e Saxa Rubra sembra passare la regola che è necessario “riformare per non essere riformati”. Ecco perché sembra certo che dal prossimo anno (salvo rinvii), i tg  saranno ridimensionati,come numero di edizioni e con orari di trasmissione non sovrapposti, sul modello della Bbc, della spagnola Tve e della tedesca Ard-Ztf.

Inutile dire che la “guerra” interna è molto aspra, guidata dal Tg1, alleato del Tg3 (non è un caso, perché in queste due testate è più forte la presenza di giornalisti di sinistra antirenziani); più disponibile invece appare il Tg2, di tradizione laica, e più accentuata la disponibilità di Ranews 24 diretta da Monica Maggioni), probabilmente perché questa testata potrebbe “coprire” anche i vuoti che si registrerebbero con il taglio di diverse edizioni del Tg3.

In fermento la Testata per le edizioni regionali,quella parlamentare e Radio Rai. In tutte e tre le testate si temono forti ridimensionamenti, che potrebbero bloccare ogni nuova assunzione (compresa quella dei precari,in lista d’attesa da anni) e forse mettere a rischio gli attuali livelli occupazionali (1734 giornalisti,un numero che cresce ogni anno, nonostante l’esodo record, per pensionamenti, anche anticipati, registrato negli ultimi tre anni e complessivi 13.500 dipendenti).

Tutto questo mentre la produzione di programmi si va spostando sempre più all’esterno e va aumentando l’acquisto  di programmi all’estero, anche per alimentare le troppe reti sul digitale terrestre.


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