Un’immagine tratta da un film porno e usata in un manifesto di propaganda sarebbe l’ultimo passo falso compiuto da Isis nella sua strategia comunicativa? Se lo stanno chiedendo alcuni addetti ai lavori in queste ore. L’immagine, che ritrae dei soldati abusare e violentare una donna musulmana, sarebbe tratta infatti da un porno ungherese, come ha sottolineato il Dipartimento di Stato americano proprio su Twitter in risposta al profilo di propaganda Isis in cui era stato pubblicato il manifesto.
SOCIAL PROPAGANDA
I social media sono uno strumento di propaganda veloce e immediato e Isis ne è pienamente consapevole, spiegano gli addetti ai lavori. E l’ultimo “scontro” tra Isis e Stati Uniti è avvenuto sul terreno di Twitter. Alla pubblicazione di un manifesto (immagine in basso) con immagini di propaganda rivolte soprattutto al reclutamento di uomini in Europa e Stati Uniti, il profilo Think Again Turn Away, gestito proprio dal Dipartimento di Stato, ha risposto al tweet accusando Isis di aver pubblicato immagini false, rubate da un film porno ungherese, con il solo scopo di ingannare le persone e portarle a condividere la loro causa persa.
(Fonte immagine: BayouBuzz)
TRA VIDEO E PORNOGRAFIA
Decapitazioni, immagini di violenze, esasperazione del conflitto sono parte della strategia comunicativa di Isis, simili alla pornografia ormai disponibile a tutti gratuitamente con pochi click. Ma non solo. L’oscenità è costruita e controllata, condita di una trama in cui la contrapposizione tra i cattivi (il mondo occidentale) opprimono i buoni (il mondo musulmano) si risolvono con la decapitazione del simbolo occidentale, ossia l’ostaggio, da parte dei combattenti dello Stato Islamico.
DA FOLEY A CANTLIE
Le decapitazioni di Isis di ostaggi occidentali sono iniziate a fine agosto, con l’omicidio di James Foley a favore di telecamera e dopo di lui sono stati uccisi in modo teatrale Steven Sotloff, David Cawthorne Haines, Alan Henning e Hervé Gourdel. Ma nel corso del tempo la strategia comunicativa di Isis è cambiata. Alle decapitazioni si sono affiancati messaggi meno violenti, come i notiziari/reportage tenuti dall’ostaggio John Cantlie, tutt’ora nelle mani degli jihadisti, attraverso cui minacce e intimidazioni hanno il volto stesso dell’occidente, incarnato nella figura di Cantlie.