Dobbiamo abituarci all’idea. Nonostante le proteste dei verdi e degli anti OGM, l’informazione genica continua a saltare da una specie all’altra. Tutto colpa dei VIRUS. Non ci siamo ancora ripresi dal fatto che i virus ebola, HIV-1 e l’influenza suina abbiano deciso di infettare anche l’uomo oltre le loro specie ospite e già scopriamo che possiamo essere attaccati anche da un virus delle alghe verdi che vivono nei laghi e nei fiumi e chiamato ATCV-1. Un virus che per fortuna non causa morte o malattie. Si limita ad influenzare o rallentare l’attività del nostro cervello. Lo studio è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista Americana PNAS ed è stato condotto su un campione di persone che vivono nell’area di Baltimora negli USA.
Il virus è stato inizialmente trovato in persone con malattie psichiatriche e poi nel 43% di un campione di 92 persone sane. La cosa sorprendente è che le persone infettate dal virus hanno risultati peggiori in test che richiedono l’elaborazione di informazioni visive. Ad esempio sono più lente nel disegnare una linea che collega una sequenza di numeri disposti casualmente sulla pagina. L’effetto è modesto ma significativo. I ricercatori non hanno trovato nessuna correlazione con sesso, reddito o livello di istruzione, razza, luogo di nascita, o il fumo di sigaretta (sic). Ma questo non esclude il coinvolgimento di qualche altro fattore non ancora identificato.
Per provare che il virus è realmente coinvolto in questo modesto deficit di attività cerebrale i ricercatori hanno iniettato alghe verdi sane o infette nella bocca dei topolini (un esempio di sperimentazione animale). I topolini hanno prodotto anticorpi contro il virus senza sviluppare nessun tipo di malattia. Tuttavia, come nel caso degli umani, hanno peggiorato i loro rendimenti in test che implicano la funzione visiva, la memoria o l’attenzione. Ad esempio, gli animali infetti hanno impiegato il 10% in più rispetto ai controlli per trovare la via d’uscita da labirinti, hanno mostrato tempi di attenzione ridotti del 20% e sono stati meno bravi nei test di memoria spaziale.
Grazie alle moderne tecniche di analisi i ricercatori hanno dimostrato che il virus influenza l’attività di 1300 geni tra cui quelli coinvolti nella risposta alla dopamina, un neurotrasmettitore, o nella funzione immunitaria.
Non si sa quante persone al mondo siano state colpite da questo virus che normalmente ha come ospite un’alga unicellulare. Sicuramente niente di preoccupante per la salute. Ma una dimostrazione che virus di specie anche molto distanti evolutivamente possono infettare l’uomo.
Allan Kalueff, il direttore dell’Istituto ZENEREI a Slidell, Louisiana, commentando il lavoro ha sollevato l’ipotesi che esistano altri virus in grado di influenzare l’elaborazione cerebrale umana e il comportamento. Inoltre si è chiesto se possano esserci dei rischi per la salute per i lavoratori della pesca.